Dopo la tragedia è l'ora delle polemiche. Il dito è puntato contro il sindaco pentastellato di Livorno, Filippo Nogarin e la sua giunta. Perché di interventi da fare, nella città toscana, ce n'erano da diverso tempo e, probabilmente, quelle sette (e forse più) vite perse in una notte di nubifragio, atteso o meno che fosse, si potevano salvare. Già nel 2009 un fortunale aveva procurato la caduta di una pioggia battente che aveva causato l'allargamento di buona parte della città. Che il sistema fognario non fosse in grado di reggere a un altro agguato del maltempo era chiarissimo, tanto che, nel 2014, la Protezione civile predispose una serie di misure e lavori da attuare a causa del rischio idrogeologico. Un lavoro in collaborazione con il Comune, però mai portato a termine. All'epoca furono l'assessore all'Ambiente Giovanni Gordiani e il dirigente della Protezione civile comunale, Leonardo Gonnelli, a chiarire che, anche se «secondo un rapporto della presidenza del Consiglio dei ministri-dipartimento della Protezione Civile, su scala nazionale Livorno» si piazzava al 17esimo posto su 60 Comuni capoluogo di provincia quale «Comune che svolge un buon lavoro di mitigazione del rischio», sarebbe occorso «non fermarsi al buon risultato e investire sempre di più sulla prevenzione del rischio e sull'informazione ai cittadini e non solo lavorare sull'emergenza». Si parlò, allora, di messa in sicurezza degli argini dei torrenti, di pulizia delle fognature, di interventi preventivi, ma di fatto poco o niente, fino a oggi, è stato fatto.
Eppure il disastro si poteva prevedere. Livorno e aree limitrofe, infatti, quanto a rischio idrogeologico di episodi ne hanno fatti registrare. Anni fa si aprì una grossa voragine, sulla Fi-Pi-Li, su cui si dovette lavorare lungo tempo. Mentre le frane e gli smottamenti su tutto il territorio labronico si contano a decine.
Sulla morte di un'intera famiglia in via Rodocanacchi già si indaga perché pare che il torrente da cui il fango è uscito per riversarsi nell'abitazione, fosse stato tombato anni fa per consentire il passaggio dei tifosi verso il vicino stadio Armando Picchi. Sarà la Procura, che ha aperto un'inchiesta, a dover individuare eventuali responsabilità.
E poi c'è il nodo delle famiglie che abitano in appartamenti spesso non agibili o seminterrati. L'emergenza abitativa a Livorno è problema quotidiano. Si ricorderà la storia della madre con tre figli che proprio il Comune voleva collocare in nove metri quadri dopo lo sfratto da una casa famiglia per far posto agli extracomunitari. Nogarin, dalla sua, respinge le accuse e dice che «una situazione del genere non era prevedibile in alcun modo», attaccandosi al colore dell'allerta diramata dalla Regione. A rispondergli il governatore Enrico Rossi: «La Regione aveva diramato ieri un codice arancione cioè uno stato di allerta. Questo già permette ai sindaci di mettere in atto determinati interventi. I tecnici mi dicono - ha chiarito - che il codice arancione non è molto diverso da quello rosso, ossia che si differenzia da quest'ultimo solo per l'ampiezza del fenomeno». Nogarin, però, dalla sua non ha provveduto ad allertare i cittadini con sms o altri mezzi di comunicazione, come previsto in questo caso. «Abbiamo fatto anche per questo i corsi per i sindaci», ha concluso Rossi.
Concetto ribadito anche dall'assessore regionale Federica Fratoni: «Il sistema di allerta era adeguato alla natura dell'evento e ha funzionato perfettamente, comunicato fin dal primissimo pomeriggio del 9 settembre ai sindaci e alle amministrazioni. Mi pare che Nogarin - ha detto poi - stia, nei fatti, cercando di alimentare polemiche per addossare responsabilità che non ci sono». Dalla sua, il primo cittadino pentastellato, ha spiegato che per lui «l'allerta arancione è diversa dalla rossa», come quella prevista per sabato scorso in Liguria.
Allerta che, peraltro, è perdurata fino a questa mattina. Il capogruppo in consiglio regionale di Forza Italia, Stefano Mugnai, assicura: «Vigileremo affinché si chiarisca ogni contorno di questa tragedia». Il tutto affinché, come si suol dire, non piova sul bagnato.
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