"Speranza e coesione sociale". Mattarella vuole unire il Paese

Oggi la cerimonia di insediamento, il giuramento e il primo discorso: basso profilo ma con grandi ambizioni. Presente Berlusconi, Grillo si autoesclude

"Speranza e coesione sociale". Mattarella vuole unire il Paese

A mezzogiorno sarà il dodicesimo presidente, intanto ha ancora un altro lavoro. Alla Consulta la pratica delle dimissioni dura appena una decina di minuti, con una rapida cerimonia disertata peraltro da diversi giudici costituzionali, in particolare dall'altro aspirante al Soglio Giuliano Amato. La Corte lo saluta e lo liquida con «fervidi auguri di buon lavoro». Finiti gli adempimenti e messe tutte le firme, Mattarella si richiude nell'ufficio con la sua squadra per gli ultimi ritocchi al discorso. Lima il testo, corregge qualche aggettivo, fa delle prove di lettura per calcolare i tempi.

Parlerà, pare, per una mezz'ora scarsa davanti alle Camere riunite e sarà un intervento costruito su tre architravi. Le «difficoltà» di vita degli italiani, le loro «speranze» di uscire dalla crisi, l'«unità» che serve per risollevarci. E il capitolo più robusto sarà dedicato alle riforme. Quelle economiche, diventate ormai «più che necessarie, urgenti», perché bisogna fare qualcosa per alleviare le sofferenze delle famiglie. In questo quadro, sembra di capire, va bene il Jobs Act e tutto quello che può ridare slancio all'economia. Anche se, trattandosi di un discorso di insediamento e non di un programma di governo, il presidente non entrerà nel merito delle misure. Semmai chiederà «coesione sociale» e «attenzione ai più deboli».

E poi le riforme istituzionali. Ci sono due cantieri aperti e cari al governo, la legge elettorale e il nuovo Senato. E c'erano molti dubbi sulle idee in proposito di Mattarella: uno come lui, che viene dalla sinistra Dc, che è stato ministro nella Prima Repubblica, che esce dalla Consulta, come farà ad andare d'accordo con il veloce nuovismo di Matteo Renzi?

Dal bunker in cui si è chiuso per tre giorni è uscito invece un segnale di incoraggiamento. La Carta è una cosa sacra ma non intoccabile. Anzi, visto che il percorso è già aperto, abbandonarlo a metà dell'opera sarebbe illogico e uno spreco di coraggio. Pure la fine del bicameralismo perfetto non è tabù. Tanto per fare un esempio, Giuseppe Dossetti, che nel Pantheon di Mattarella è ai primi posti, era favorevole a un sistema con una sola Camera. Ogni «rinnovamento serio» è quindi ben accetto. Il capo dello Stato, che non vuole interferire, farà comunque da «punto di riferimento» per tutti e ascolterà le ragioni delle opposizioni politiche e sociali.

Altro tema, l'antipolitica. Se oggi è così forte, secondo Mattarella la colpa è proprio della politica: scandali, divisioni, linguaggio oscuro, manovre, incapacità di governare, Expo, Mose, Mafia Capitale. Se la gente si allontana dal Palazzo il motivo è chiaro.

Ma per invertire la tendenza, per recuperare consenso, non serve a niente gridare e inseguire la protesta. A questo proposito gli amici di Sergiuzzo ricordano quanto diceva Ciriaco De Mita: se hai mal di denti, urlare non serve a niente, ottieni solo di far urlare pure il dentista che invece ti dovrebbe curare la carie.

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