La pizza al coronavirus. Un video disgustoso mandato in onda da Canal+ provoca una mezza guerra diplomatica fra Roma e Parigi. Con Di Maio che mette in moto la nostra ambasciata in Francia e la tv transalpina che ingrana precipitosamente la retromarcia, chiede scusa e fa sparire quelle immagini di pessimo gusto. La clip tocca il nervo scoperto del virus che ha messo in ginocchio il nostro Paese, paralizzato il Nord produttivo, provocato fino a ieri 79 morti.
Ma a Parigi c'è chi ha voglia di scherzare sulle sofferenze altrui e la butta sulla satira che poi, spesso, è il riflesso di pregiudizi, luoghi comuni, antiche rivalità mercantili. E in effetti, quale che fosse la scintilla, il prodotto finale è di una disarmante bruttezza e, peggio, volgarità.
Il pizzaiolo dall'aspetto febbricitante armeggia davanti al forno; finalmente la pizza viene fuori, ma lui tossisce e la condisce con uno sputo plateale. Una sequenza da voltastomaco.
È Giorgia Meloni a far scoppiare il caso: «Il video trasmesso dalla famosa tv Canal+ insinua che i prodotti italiani siano contaminati da Coronavirus». A questo punto Meloni si appella direttamente a Palazzo Chigi: «Il governo Pd-5 Stelle avrà la decenza di far sentire il proprio sdegno?».
La richiesta pressante della leader di Fratelli d'Italia viene raccolta immediatamente da Luigi Di Maio e Teresa Bellanova. Il ministro degli Esteri alza la voce per farsi sentire sotto la Torre Eiffel: «Comprendo la satira e capisco tutto, ma prendersi gioco degli italiani con l'emergenza che stiamo affrontando è profondamente irrispettoso. Come ministero degli Esteri abbiamo immediatamente attivato la nostra ambasciata a Parigi. Invito gli autori - afferma Di Maio quasi sfidandoli - a venirsi a mangiare una pizza in Italia, una pizza come non l'hanno mai mangiata».
La ministra per le Politiche agricole è altrettanto tranchant: «È un video vergognoso e raccapricciante. Questa non è satira, è offesa a un'intera nazione e una mistificazione dei fatti».
Insomma, il presunto pizzaiolo, trattato con evidente disprezzo, urta la sensibilità generale, rinfresca vecchie ruggini, provoca un moto di orgoglio nazionale.
Il retropensiero che aleggia è scontato: la satira è solo un altro modo per assestare una coltellata al talento e all'inventiva degli italiani.
La Coldiretti pesa alla cassa la provocazione: «L'agroalimentare italiano vale sul mercato francese, secondo solo a quello tedesco, 5 miliardi di euro». Insomma, anche la satira, o presunta tale, non può essere usata come una bomba per sfasciare un' economia già ansimante.
A Canal + si cospargono il capo di cenere: «Ci scusiamo con gli amici italiani per la trasmissione di una breve sequenza di pessimo gusto, specie nel contesto attuale, e per il riferimento caricaturale all'Italia in un programma satirico».
La clip viene ritirata e, si spera, mandata rapidamente al macero. Ma il guaio probabilmente è fatto. È facile pensare che nella Francia profonda qualcuno abbia scambiato la pubblicità per un mini documentario e abbia deciso di girare alla larga da vetrine e scaffali con i nostri prodotti. Non è il massimo con il turismo a zero e fiere e manifestazioni, ultima Vinitaly, che saltano come birilli e vengono rinviate a maggio o giugno.
Magra consolazione, anche i
pubblicitari, non solo italiani, bocciano il penoso spot: «Denota una assoluta deficienza creativa, tecnica e realizzativa - spiega Stella Romagnoli, direttore di Iaa, International Advertising Association - e non fa nemmeno ridere».
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