Squadra chiusa per minacce, Ficg e Coni in difesa di Locri

Roberto BonizziChe siano minacce di 'ndrangheta o semplicemente di «sciacalli e dementi», come denuncia il presidente dello Sporting Locri Ferdinando Armeni, lo stabiliranno le indagini di Digos e carabinieri. Per ora il mondo dello sport, calabrese e non solo, è scosso dalla chiusura della squadra femminile di calcio a cinque che milita nel campionato di serie A a causa delle ripetute intimidazioni subite dai dirigenti. Dal primo biglietto anonimo, datato 7 dicembre: «È ora di chiudere questo Sporting Locri. Andate via!». Fino alle gomme bucate e all'ultimo pizzino infilato nel finestrino dell'auto di Armeni il 23 dicembre con minacce dirette alla figlia di tre anni. È l'ultima goccia, Armeni dice basta e chiude la stagione dell'unica squadra calabrese che milita in un campionato di massima serie, ritenuta la sorpresa dell'anno e in lotta per lo scudetto, con un messaggio sul sito internet: «Chiuso per dignità» e un «Game over» su fondo nero a tappezzare la pagina Facebook.Si muove lo sport ai massimi livelli. Il presidente del Coni Giovanni Malagò è durissimo: «Locri deve giocare. Il 10 gennaio voglio vedere le ragazze in campo, non cedete a questi gesti vergognosi». Pure il presidente della Figc Carlo Tavecchio si fa sentire: «Vergogna, porteremo a Locri le azzurre del calcio a cinque per testimoniare solidarietà». Ma Armeni è spaventato e determinato a non fare retromarcia: «Ringrazio tutti per la vicinanza e il sostegno, ma la serenità non c'era prima e non c'è ora per cui non torno indietro.

Se qualcuno è disposto a rilevare la società la cedo gratis». Il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha disposto «misure di protezione» verso i dirigenti della squadra. Ma, anche sotto scorta, Armeni è deciso a dire basta al calcio a Locri.

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