Lo squalo Soros e le sardine

Lo squalo Soros e le sardine

Ci risiamo, ancora una volta, con George Soros che si erge a burattinaio del mondo. Lo fa mettendo sul banco un miliardo per finanziare un progetto che ha definito “il più importante” della sua carriera da finto filantropo: un network di università impegnate “nel pensiero critico” che si dovranno occupare, tra le altre cose, anche della difesa della democrazia da “dittatori” come Donald Trump o da “potenziali dittatori” come Matteo Salvini. Per fermare quest’ultimo ha già dato la propria benedizione alle sardine che in questi giorni sono, appunto, impegnate a contrastare l’avanzata del centrodestra in Emilia Romagna.

Ancora una volta, dopo aver speculato contro il nostro Paese, finanziato le rivoluzioni colorate e appoggiato le Ong che quotidianamente favoriscono gli sbarchi di clandestini sulle nostre coste, vuole correggere a suo piacimento le democrazie occidentali che hanno portato all’elezione di un politico di destra (come Trump, appunto, “l’ultimo narcisista”) o che potrebbero farlo in futuro, come in Italia dove l’ondata sovranista si fa via via più crescente. Battezzato “Open Society University Network”, come lui stesso lo ha annunciato ieri al World Economic Forum di Davos, il progetto metterà in rete una serie di università progressiste e sarà un’estensione della sua Central European University, la stessa, per intenderci, che in Ungheria ha a lungo operato contro il premier Viktor Orban, almeno finché quest’ultimo non la ha costretta a trasferirsi a Vienna.

Sulle trame di Soros si è scritto tanto. A partire dal grande attacco alla lira nel 1992, quando ha costretto la Banca d’Italia a vendere 48 miliardi di dollari di riserve per sostenere il cambio e ha portato la nostra moneta a una svalutazione del 30%. Da quel mercoledì nero il nostro Paese è sempre stato tra i suoi obiettivi principali. Ci ha provato anche quando nel 2011 Mario Monti finì a Palazzo Chigi dopo quello che molti analisti hanno definito il “golpe bianco” ai danni di Silvio Berlusconi. Fortunatamente non sempre gli è andata bene. Alle ultime europee, per esempio, è rimasto con un pugno di mosche in mano quando ha staccato al partito di Emma Bonino un assegno da 298.550 dollari per “promuovere un’ampia riforma delle leggi italiane sull’immigrazione attraverso iniziative che puntino a fornire aiuto agli immigrati e avanzare il loro benessere sociale”. Alla vigilia delle regionali in Emilia Romagna ci riprova con l’endorsement alle sardine, “giovani che si sono rivoltati contro Salvini, potenziale dittatore italiano”. “Questo – ha detto – mi porta a concludere che oggi i giovani possono aver trovato un modo di confrontarsi con la dittatura nazionalista”.

A novant’anni, Soros dimostra ancora tutta la propria insofferenza per la democrazia e non smette di soffiare sulle “proteste giovanili” per pilotare il disegno del mondo che si è fissato in testa. Che al banco delle sardine si sia accodato pure uno squalo come il finanziere ungherese la dice lunga sul pericolo di questo movimento “spontaneo” che, a suon di slogan talvolta anche violenti, ha come unico scopo sbarrare la strada a Salvini.

Per certi democratici il voto è un esercizio imperfetto perché dà al popolino ignorante la possibilità di scegliere seguendo la propria pancia e non sottostare ai diktat delle élite che vorrebbero continuare a brigare indisturbate.

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