Lo Stato non paga i pasti ai poliziotti in Val di Susa

Lo Stato non paga i pasti ai poliziotti in Val di Susa

Torino - Essere attaccati in piena notte dalle molotov degli attivisti No Tav è un rischio calcolato, per i quattrocentocinquanta operatori delle forze dell'ordine che presidiano i due cantieri dell'Alta Velocità a Chiomonte e San Didero, in Valle Susa. Quello che non avevano previsto è invece la possibilità di fare la fame, visto che dal ministero non arrivano i soldi per pagare le loro razioni di cibo, dalla colazione alla cena, da consumare in alcuni ristoranti della zona. Gli ultimi pagamenti risalirebbero ad oltre un anno fa, con commercianti che attendono dallo Stato italiano oltre 200mila euro. E alle questioni economiche si aggiungono anche quelle di ordine pubblico, visto che i locali che ospitano le forze dell'ordine subiscono spesso attacchi e atti vandalici, da parte di No Tav ed anarchici.

Con questi crediti così alti, diventa impossibile per i ristoratori andare avanti: manca il denaro per pagare i fornitori e ci sono difficoltà anche per le spese di base, come pagare i dipendenti, eseguire la manutenzione ordinaria, saldare le tasse. Per questo la maggior parte di loro si è rifiutata di firmare la nuova convenzione che viene stipulato con la prefettura, per nulla rassicurati dalla giustificazione dei ritardi, dovuti ad una «penuria di risorse da parte del ministero».

La situazione migliora per quanto concerne i pernottamenti, che non presentano sospesi: pare che il ministero abbia voluto pagare per primi i debiti più alti, pareggiando i conti del 2021 con una decina di alberghi. Ma se presidiare con la pancia che brontola non è facile, è altrettanto difficile lavorare in perdita. Dopo lo stop del lockdown, la possibilità di ospitare le forze dell'ordine che tutelano i cantieri della Tav è stato per i commercianti della valle, un importante segnale di ripresa, ma ora quelle convenzioni si sono trasformate in un peso economico non facile da gestire.

A tirarsi indietro sono state soprattutto le realtà ricettive minori, per le quali non far quadrare i conti a fine mese, significa spesso chiudere. Gli alberghi più grandi proseguono con la convenzione, ben sapendo che «quando lavori con le istituzioni pubbliche, è sempre così».

Certo è che fallire per aver lavorato senza essere pagati dallo Stato, che pretende comunque il saldo delle tasse,

pare davvero una presa in giro.

Soprattutto adesso che tra feste pasquali e periodo estivo, in Valle Susa si attendono i turisti. Che si fermeranno di meno nelle strutture ricettive ma almeno pagano il conto a fine vacanza.

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