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Stato tiranno ma avaro: undici ministeri su dodici pagano tardi le fatture

La denuncia della Cgia: la Pa non salda il dovuto ai fornitori. Debiti per 53 miliardi

Stato tiranno ma avaro: undici ministeri su dodici pagano tardi le fatture

Saldano in ritardo anche i ministeri. Nei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese e fornitori privati, chi l'ha fatto in anticipo è solo quello degli Esteri, che ha saldato 17 giorni prima rispetto alle scadenze previste dalla legge. Gli altri 11 lo hanno fatto in ritardo o non hanno ancora aggiornato i dati. Il che sarebbe «altrettanto grave», denuncia la Cgia di Mestre che ha raccolto o dati sullo «sforamento» dei tempi. L'ufficio studi fa i conti: se nel primo trimestre di quest'anno solo tre ministeri erano riusciti a rispettare i termini di pagamento, nel secondo solo uno ha liquidato i fornitori in anticipo.

La maglia nera va a quello delle Politiche Agricole che tra aprile e giugno ha saldato dopo 61 giorni, e l'Interno, il peggiore, dopo 62. Il dicastero dei Beni Culturali lo ha fatto con un ritardo medio di 30 giorni, le Infrastrutture dopo 49, l'Ambiente dopo 53. Altri non hanno ancora aggiornato i dati online: sono l'Istruzione, il ministero della Salute e della Giustizia. Di questi ultimi mancano ancora le rendicontazioni del primo trimestre.

«Se anche i ministeri cominciano a ritardare il saldo delle fatture dicono dalla Cgia - abbiamo il sospetto che in linea generale tutta la Pa, anche a causa del Covid, stia dilatando i tempi di pagamento, in particolar modo a livello locale. Per risolvere questa annosa questione che sta lasciando senza liquidità tantissime imprese, c'è solo una cosa da fare: nel caso di mancato pagamento, bisogna prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti verso le imprese. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da almeno 15 anni».

Gli enti pubblici stanno pagando con puntualità le fatture di importo maggiore e ritardano «intenzionalmente il saldo di quelle di dimensione meno elevate. Una modalità che sta penalizzando le piccole imprese che, generalmente, lavorano in appalti o forniture con importi molto contenuti. Senza liquidità, tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e rischiano di dover chiudere per troppi crediti non ancora incassati».

Non si conosce la cifra esatta del debito che lo Stato ha nei confronti delle imprese. Secondo i dati del 31 maggio 2019 dalla Banca d'Italia l'ammontare complessivo era di circa 53 miliardi di euro, di cui la metà dovuti a ritardi nei pagamenti. Ma si tratta di una stima su indagine campionaria.

Di certo c'è che in Italia le commesse pubbliche valgono 140 miliardi di euro all'anno per un milione circa di imprese fornitrici. Molti enti locali non riescono a onorare i pagamenti. Con il decreto Rilancio, ricorda la Cgia, erano stati erogati 12 miliardi di euro a Regioni e comuni almeno una parte dei debiti accumulati entro la fine del 2019. Al 7 luglio scorso - data entro cui gli enti territoriali dovevano chiedere alla Cassa Depositi e Prestiti le anticipazioni di liquidità - solo il 10 per cento delle risorse messe a disposizione era stato richiesto. Il decreto Agosto ha riaperto i termini fino al 9 ottobre.

Resta da capire quanti, questa volta, ne hanno fatto richiesta.

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