La stoccata di Visco a Renzi: "Mi chiese di Banca Etruria"

Il governatore di Bankitalia parla dell'interessamento dell'ex premier: «Io non risposi». Di Maio: «Pressioni»

La stoccata di Visco a Renzi: "Mi chiese di Banca Etruria"

Nessuna sollecitazione, ma il tentativo di parlarne ci fu. L'allora premier Matteo Renzi provò a chiedere informazioni su Etruria a Ignazio Visco, anche se non ottenne alcuna risposta perché il governatore di Bankitalia gli disse che di banche in difficoltà parlava solo con Padoan. È un'audizione fiume quella del numero uno di via Nazionale davanti alla commissione bicamerale di inchiesta sulle banche. Emerge che anche Maria Elena Boschi, all'epoca ministro per le Riforme, si interessò di Banca Etruria con il vicedirettore della Banca d'Italia Fabio Panetta alla fine del 2014, ad ispezioni in corso. Anche se da parte sua non ci fu nessuna particolare richiesta di interventi, assicura Visco, solo «legittimo interesse per le ripercussioni sul territorio». Il governatore non affonda la lama come forse vorrebbe dopo che il Pd si era opposto al rinnovo del suo mandato, ma non rinuncia ad assestare qualche stoccata. Renzi incassa, finge di non capire e ringrazia. Le opposizioni attaccano, con i Cinquestelle che denunciano le pressioni del segretario Pd.

Sono tre gli incontri con l'ex premier di cui parla il governatore. È il passaggio più delicato dell'audizione. «Nel primo - spiega - parlammo di boyscout, nel secondo di economia. Nel terzo, a Palazzo Chigi, con Delrio e Padoan parlammo di economia italiana e mondiale, mentre lui (Renzi, ndr) chiese perché la Popolare di Vicenza si voleva comprare questi di Arezzo. Io non risposi». In quella stessa occasione, continua il numero uno di Palazzo Koch, il segretario del Pd espresse preoccupazione sugli orafi, vista la vocazione di gioiellieri di entrambi i territori. «Io la presi come una battuta e come tale risposi, non entrai nelle questioni di vigilanza. In un successivo incontro, parteciparono sempre Padoan e Delrio a colazione da noi - approfondisce Visco - ci fu la richiesta di Renzi di parlare di banche in difficoltà e io risposi che di banche in difficoltà parlo solo con il ministro dell'Economia, come prevede il testo unico bancario. Ci fu un'applicazione rigorosa del segreto di ufficio a cui noi ci atteniamo sempre. Non ebbi mai nessuna tentazione, ma sicuramente lui la domanda la fece». Spiazzante la risposta di Renzi, che ad audizione ancora in corso ringrazia Visco «per le parole di apprezzamento rivolte al governo». Come a voler spegnere sul nascere le polemiche. «Mi fa piacere - dice - che fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Nessuno di loro ha mai svolto pressioni ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio. Ringrazio dunque Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale». Ma per il M5S le parole di Visco non suonano affatto come un'assoluzione: «Ecco sbugiardato anche Renzi. Ha sempre sostenuto di non aver mai avuto rapporti con le banche, mentre apprendiamo che chiese per ben due volte notizie su Etruria e in maniera impropria». Luigi Di Maio sintetizza: «Visco svela pressioni di Renzi, il Pd lo mandi a casa».

Per il resto il governatore si sofferma sul ruolo della Vigilanza, chiarendo che la Banca d'Italia «non ha mai fatto pressioni su nessuno per favorire la Popolare di Vicenza», e smentendo telefonate con l'ex presidente dell'istituto vicentino,

Gianni Zonin. La crisi delle banche? Colpa di una doppia recessione, mai la Banca d'Italia ha detto che andava tutto bene o ha sottovalutato la situazione, anche se «sulla popolare di Vicenza potevamo essere più svegli».

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