"La storia è fatta di fake. Dalla mano di Scevola alle bugie dei sovietici"

Il giornalista: "Manipolazioni sempre esistite e la sinistra ne ha abusato. Una legge? Follia"

"La storia è fatta di fake. Dalla mano di Scevola alle bugie dei sovietici"

Milano - Il dibattito politico di questi giorni diventa al calor bianco quando si parla di fake news: il Pd vorrebbe addirittura far approvare una legge in materia. Però le fake news sono tutt'altro che una novità, come spiega a il Giornale Lorenzo Del Boca da poco in libreria con un volume che fa le pulci alle molte false notizie che hanno costellato la storia italiana (Il maledetto libro di Storia che la tua scuola non ti farebbe mai leggere, Piemme).

Del Boca, le fake news sono un fenomeno antico o moderno?

«Esistono dalla notte dei tempi, la Storia ne è piena, solo che una volta le chiamavamo balle. Sono, spesso, generate dal potere che può usarle o per vezzeggiarsi o per difendersi. Faccio un esempio: Tito Livio ci descrive un Muzio Scevola che mette una mano su un braciere ardente senza fare una piega... Ovviamente è una cosa senza senso, è solo il modo di glorificare la forza di Roma. Altre volte invece la falsa notizia è funzionale a uno scopo immediato. Amplificare l'irredentismo lo era, altro esempio, all'entrare nella Prima guerra mondiale. Esistono poi fake news che si basano sostanzialmente sull'omissione. Come quando Togliatti impose al partito di silenziare i crimini di Stalin anche se Kruscev li stava rendendo pubblici...».

Ma ha senso immaginare una legge contro le fake news come stanno facendo alcuni esponenti del Pd?

«L'idea di una legge mi fa morire dal ridere. Si creano fake news sul pericolo delle fake news e il potere le usa per mantenere se stesso. Una volta fatta la legge, poi, chi controllerà i controllori? E poi ragioniamo, ma davvero non esistono in questo Paese problemi più gravi? Si suicidano per debiti due persone al giorno e noi ci preoccupiamo di notizie inquinate e ius soli? Davvero non c'è altro su cui legiferare? O come al solito è una legge che serve a distrarre?».

Del resto leggendo il suo libro si capisce che quanto a fake news la sinistra italiana non ha affatto la coscienza pulita...

«Tutta la storia del comunismo sovietico ha prosperato su notizie false. Il Pci sposò in pieno la metodica e la mise in pratica nel caso dell'invasione dell'Ungheria nel 1956 e poi dell'invasione della Cecoslovacchia. Come dicevo prima, Togliatti con Stalin la applicò alla perfezione... Il Pd a sua volta l'ha applicata quando gli è servito».

Resta il fatto che il Movimento 5 stelle con una serie bufale figlie della rete, dall'antivaccinismo alle scie chimiche flirta...

«Il Movimento di Grillo è nato in rapporto strettissimo con la Rete partendo dall'assioma che le nuove tecnologie fossero una panacea. E ora paga il prezzo di quella scelta. La Rete è piena di fake news, e ovviamente distinguere il vero dal verosimile è difficile».

Soluzioni?

«Alla fine era più difficile smascherare una fake news pubblicata da un giornale dei primi del '900, per come la vedo io. Ora la Rete consente molteplici controlli. Però bisogna essere disposti a farli. Un campanello d'allarme è sempre la notizia troppo netta, troppo bianca o nera. Se poi non vuol fermarsi a ragionare sul fatto che in 5mila anni certe malattie ci hanno massacrato e da quando esistono i vaccini invece no...».

Ma quali sono le fake news più pericolose?

«Quelle economiche. Sono difficili da individuare. Ce ne furono al tempo dello scandalo della Banca di Roma e ce ne sono state nei recenti scandali bancari. Ci sono un sacco di similitudini, dalle omissioni di informazione agli strani suicidi su cui è difficile sapere la verità».

Le peggiori fake news della storia italiana?

«Quelle usate per portarci in guerra, come l'irredentismo. Le faccio solo un esempio: il Ce lo chiede l'Europa inizia quando c'era ancora il regno di Sardegna. Lo usò Cavour per trascinarci nella Guerra di Crimea. Una guerra lontanissima e senza senso per noi.

Solo per poter presenziare al congresso delle potenze europee, nel 1856, e dichiararci oppressi. Tutto per un ruolo di terza fila come quelli recitati oggi da Gentiloni o Renzi. Era ed è sudditanza allo straniero, nient'altro».

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