Frères de France. Prima Mediaset attaccata da Bolloré, poi le Generali guardate con attenzione da Axa per un'alleanza ancora più stretta: i cugini d'Oltralpe tornano a puntare sui gioielli di casa Italia.
Un ritorno di fiamma che ci fa ripiombare all'inizio degli anni Novanta, gli anni della «Milano da bere», quando le nostre migliori società, e soprattutto il Leone di Trieste, erano al centro degli appetiti di Parigi. Solo che allora, magari senza successo, il «made in Italy» rispondeva colpo su colpo alle pretese galliche, oggi le mire sembrano, invece, a senso unico, secondo rapporti molto collaudati nel tempo. Bolloré si considera, in effetti, un allievo di Antoine Bernheim, il vecchio delfino di Enrico Cuccia che a lungo corteggiò e poi guidò le Generali, così come è figliastro di Claude Bébéar, l'ottantenne «deux ex machina» della stessa Axa. Il cerchio, a questo punto, si chiude perché proprio Bolloré è il primo azionista singolo di via Filodrammatici che, a sua volta, controlla il 13 per cento delle stesse Generali. Non c'è proprio nulla di nuovo sotto il nostro sole: molte le similitudini tra gli appetiti del 2016 e quelli del 1990 mentre al centro di tutto restano i grandi manovratori della finanza internazionale. Un quarto di secolo fa funzionava già a pieno regime il triangolo Mediobanca-Generali-Lazard che, come disse un banchiere francese, era abituato ad acquistare tutto senza cash facendo tornare ugualmente i conti. Un po' come sta succedendo ai giorni nostri con Vincent Bolloré e il suo tentativo di dare l'assalto a Mediaset. Il raider più che un bretone sembra un guascone pronto ad infrangere, ancora una volta, gli equilibri che dovrebbero guidare la grande finanza. E oggi dobbiamo, ancora, parlare delle tre B transalpine. Prima c'era Bernheim, scomparso nel 2012, poi Bébéar e adesso Bolloré: la trama delle scalate è sempre quella. Non è solo una coincidenza il fatto che dietro alla conquista di Vivendi da parte del finanziere francese ci fosse proprio Bébéar così come amministratore delegato delle Generali sia diventato da poco Philippe Donnet, ex-manager di Axa dal 1985 al 2007, fortissimamente voluto dallo stesso Bolloré.
Tante coincidenze e tanti rapporti che rischiano di diventare incestuosi. Ha fatto, dunque, bene il nuovo governo Gentiloni a lanciare subito l'allarme: non passa lo straniero perché siamo già stati troppo colonizzati e la nostra argenteria deve restare rigorosamente italiana.
Anni fa, Antoine Bernheim mi concesse un'intervista e, a proposito di Axa e di Bébéar, disse: «Le prospettive più immediate del nostro matrimonio con Bébéar sono buone: siamo particolarmente vicini perché, al vertice del gruppo francese, ci sono manager intelligenti, a cominciare dal presidente, capaci di cooperare». Parole che, alla luce degli ultimi avvenimenti, sembrano quasi profetiche: ancora adesso stiamo parlando delle stesse cose.
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