Il capo del governo Giuseppe Conte vuole spennare gli italiani con l'introduzione di nuovi balzelli. Luigi Di Maio e Matteo Renzi si vergognano e prendono le distanze dal premier esattore. Sulle tasse si apre lo scontro nella maggioranza giallorossa. Dalla festa di Atreju di Fratelli d'Italia, il premier anticipa il piano dell'esecutivo: tassare merendine, bibite e voli aerei. Parole che fanno infuriare gli alleati, mentre Matteo Salvini si appella ancora al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Non sarebbe stato meglio il voto?». Paradosso nel paradosso, l'altolà a Conte su tasse e merendine arriva da Di Maio. Peccato che a promuovere i balzelli siano stati due ministri del M5s: Lorenzo Fioramonti (Istruzione) e Sergio Costa (Ambiente).
Il primo alt arriva dal senatore Renzi, leader di Italia Viva, che in un'intervista al Messaggero boccia subito l'annuncio di Conte: «Noi siamo per un grande piano di investimenti verdi sul modello di quello lanciato dalla Merkel e se possibile più ambizioso, ma questo non significa che per essere verdi dobbiamo alzare le tasse agli agricoltori o ad altri: se lo facessimo faremmo un danno a chi cura il territorio. Ci faremo sentire non con spirito polemico ma costruttivo. Per difendere l'ambiente dobbiamo coinvolgere gli agricoltori, non tassarli».
Il secondo stop arriva dal ministro degli Esteri, che in un post su Facebook smentisce il premier. E anche i suoi che hanno fatto le proposte: «Fermi tutti. Noi abbiamo come obiettivo quello di abbassare le tasse, non di aumentarle. E secondo me è totalmente sbagliato scatenare un dibattito ogni giorno per parlare di nuovi balzelli. Un governo che pensa ai cittadini lavora per bloccare l'aumento dell'Iva, che avrebbe comportato una spesa di più di 500 euro a famiglia, l'anno prossimo. Ed è questo governo che noi sosteniamo. Un governo che vuole fare il bene delle persone toglie tasse sul lavoro per permettere alle imprese di assumere nuova gente. Ed è così che avrà i nostri voti in Parlamento. Lavoreremo al documento di economia e finanze per permettere agli italiani di vivere un 2020 migliore. Questo è il nostro obiettivo ed è così che vogliamo andare avanti. Qualcuno dirà che stiamo dando un ultimatum al governo. Ma io non sono stato eletto per passare le mie giornate a dire che non è così. A noi interessa parlare chiaro e portare a casa i risultati». Un doppio pugno in faccia al presidente del Consiglio. Pentimento? Pare che ora anche la sinistra abbia paura di tassare i cittadini. Dal fronte Pd e Leu appoggio alla linea del premier. Conte incassa lo stop degli alleati. E dalla festa della Cgil di Lecce invoca chiarezza programmatica: «Bacchette magiche non ce ne sono; se cominciamo a lavorare con sistematicità possiamo ottenere molto». Però non abbandona l'idea di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Il ragionamento del premier è meno esplicito, però la sostanza non cambia. L'avvocato del popolo chiede tempo. E soprattutto una legislatura completa: «Il nostro fisco ha bisogno di una riforma profonda perché nel complesso lo giudico iniquo e inefficiente. Quello fatto fin qui ha bisogno ora di una riforma organica. Dobbiamo pervenire a una disciplina organica che crei una vera alleanza tra contribuente onesto e l'amministrazione finanziaria. Il fisco non deve essere percepito come un nemico da cui difendersi. La riforma, non riguarderà solo la questione delle aliquote ma anche dei tempi della giustizia.
Nello stesso tempo dobbiamo alleggerire la pressione fiscale, non abbiamo molte risorse ma dobbiamo già da quest'anno liberare risorse e dare potere d'acquisto a favore dei lavoratori con il cuneo fiscale. Già quest'anno dobbiamo fare un passaggio significativo su questo fronte ma è chiaro che per un progetto riformatore dovete darci almeno due o tre anni, fino alla fine della legislatura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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