Molti ricorderanno cosa successe nel 2005 quando Il Giornale pubblicò alcune intercettazioni telefoniche che chiamavano direttamente in causa il governatore di allora della Banca d'Italia, Antonio Fazio, a proposito della scalata della Popolare di Lodi all'Antoveneta (tanto per cambiare). Dopo lo scoop del nostro quotidiano si sviluppò in Italia un grande dibattito: il governatore deve andarsene? A cominciare dai banchieri: tutti si chiesero se fosse necessario il cambio della guardia in via Nazionale. Tantissimi pareri e opinioni e poi, a dicembre dello stesso anno, arrivarono le dimissioni del numero uno di Bankitalia. Non solo: per evitare altri incidenti, si cambiò la normativa in corsa perché il supremo reggitore del credito non sarebbe stato più designato «a vita», ma solo per sei anni.
Oggi assistiamo, invece, a un fatto doppiamente strano: da una parte assistiamo al clamoroso blitz di Renzi e del Pd - che, a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, fanno partire un siluro in Parlamento contro l'attuale governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, «reo» di non avere troppo vigilato sui tanti dissesti bancari degli ultimi anni - dall'altra registriamo, invece, l'assoluto silenzio delle banche indirettamente coinvolte. In questi giorni si è scatenato un grande bailamme ma solo nel Palazzo: quasi tutti hanno giustamente criticato la mossa dell'ex premier che, soprattutto in un momento così delicato, rischia di condizionare le future scelte dell'istituto centrale minandone, ancor più, autonomia credibilità.
E i banchieri? C'è stato un assordante silenzio: zitti e muti. Provate a farci caso, dall'Abi in giù, tutto il mondo bancario ha taciuto: nessun commento, nessuna dichiarazione. Se solo dieci giorni fa il mondo del credito era insorto come un sol uomo contro le disposizioni della Vigilanza della Bce che vorrebbe imporre un altro giro di vite sui crediti deteriorati delle banche, oggi tutti gli addetti ai lavori tacciono anche se sono direttamente coinvolti nella vicenda. Per cercare di abbattere questo muro, ho cominciato a telefonare ad alcuni banchieri: cosa ne pensate della mossa del Pd e del futuro di Visco? Tutti, tranne uno (merita di essere citato: Piergiorgio Giuliani già direttore della Banca Romagna Cooperativa che è fallita «ma poteva essere salvata»), mi rispondono ad una condizione: non pubblicare il loro nome perché, di questi tempi, con il fucile puntato di Via Nazionale, non si sa mai E quando parli di una specie di omertà, molti allargano le braccia: così va il mondo. Gli addetti ai lavori sono, comunque, concordi: è stato pessimo condizionare, politicamente parlando, l'autonomia di Bankitalia (e molti considerano «elettorale» la mossa di Renzi, anche se poi si è rivelata un «boomerang»), ma è un altro paio di maniche giudicare oggi il mandato di Visco. La sua gestione, in effetti, non riceve particolari lodi anche dai diretti interessati. E paradossalmente, la mossa di Renzi, aggiungono gli addetti ai lavori, ha finito per rafforzare il governatore.
Se fino all'altro giorno, infatti, la stragrande maggioranza dei banchieri voleva mandarlo a casa (mettendoci, al suo posto, uno che viene direttamente dal settore), oggi appaiono più incerti perché la politica non può permettersi di violare l'autonomia di Bankitalia: un nuovo autogol per Matteo&C.
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