L'Europa lo invoca: «Abbiamo fiducia nel presidente». Il centrodestra, da Salvini a Tajani, lo incoraggia: «Contiamo sulla sua saggezza e la sua capacità». Pure Di Maio lo blandisce: «Il capo dello Stato agirà con autorevolezza». Tutti lo guardano, tutti lo cercano, tutti aspettano un suo cenno, un coniglio dal cilindro, e lui che fa? Nulla, perché nulla è esattamente la cosa migliore da fare adesso. «In questa fase non muoverà un dito», dicono dal Colle, perché così saranno i partiti a muoversi. Mattarella non ha «chiusure pregiudiziali», è neutrale e vuole rispettare le indicazioni dei cittadini, dirà la sua al momento giusto.
La dirà ad aprile, quando i gruppi che saliranno al Quirinale dovranno presentarsi con una proposta concreta, fatta di programmi e numeri. Lì, dopo la decantazione post-elettorale, si vedrà se si riuscirà ad estrarre da due non-maggioranze un governo da dare al Paese. Essere subito troppo attivi può solo far precipitare la situazione.
Non sarà facile e nemmeno breve, però al momento è l'unica strada. La chiamano strategia del carciofo. Dall'esterno all'interno, si toglie una foglia dopo l'altra fino ad entrare nel cuore. Dal Quirinale lo definiscono «avvicinamento progressivo» al problema. Il tempo gioca a favore. Paolo Gentiloni, con la frana del Pd, è ormai bruciato, ma intanto va benissimo per l'immediato, che può durare anche qualche mese: il suo governo non è mai stato sfiduciato.
Nel frattempo Mattarella proverà, nel suo stile felpato, a creare le condizioni per un'intesa. Già, ma tra chi? Di fronte al presidente oggi ci sono tre poli - due più in salute, uno piuttosto ammaccato - e nessuna maggioranza. Se almeno due di questi tre non si troveranno un accordo, sarà impossibile mettere in piedi una coalizione. Però in qualche modo centrodestra, M5s e Pd dovranno pure parlarsi.
Il 23 marzo inizieranno le elezioni dei presidenti delle Camere, lì qualcosa può succedere, come spiega Renato Brunetta: «Per governare occorrerà trovare alleanze in Parlamento con altri partiti, visto che la coalizione di centrodestra non ha la maggioranza assoluta e che i grillini sono ancora più indietro». Gli scrutini per i vertici di Montecitorio e Palazzo Madama saranno il primo banco di prova: grillini e centrodestra sono disposti ad affidare le presidenze ad altre forze. «Bisognerà trovare alleanze per eleggerli - dice ancora Brunetta - e lì si sperimenteranno le direzioni verso cui andare, se verso M5S o verso quel che è rimasto del Pd, e già questo sarà un test. Poi spetterà a Mattarella farsi dire dai protagonisti quali sono gli orientamenti e deciderà cosa fare: se dare un mandato esplorativo a uno dei due presidenti delle Camere appena eletti così che l'esploratore potrà riferire, o altro».
Sarà un delicato lavoro di cucito. Ma da chi cominciare? Dal centrodestra, prima coalizione, o dai Cinque Stelle, primo partito? Entrambi reclamano un diritto di precedenza e sperano di pescare nel Pd i parlamentari che mancano per diventare maggioranza. Renzi però ha congelato le sue dimissioni proprio per evitare che il suo partito stringa intese con gli altri. Vista dal Colle, la situazione è quindi ancora in alto mare.
Mattarella osserva tre poli «non componibili» e si prepara a un negoziato discreto e prolungato. Del resto, dopo una campagna elettorale così dura e prolungata, bisogna far passare un po' di tempo per far sbollire gli animi e far riprendere il dialogo.
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