Whirlpool prende tempo fino al 31 ottobre sulla cessione del sito di Napoli alla Prs, una società con sede legale a Lugano che fa capo a imprenditori italiani, per produrre container refrigerati. Si va insomma ai tempi supplementari, tra il malcontento di sindacati e lavoratori (430 persone coinvolte), dopo l'ennesimo vertice flop convocato per cercare una soluzione a una delle tante vertenze che affliggono il governo. Con le debite proporzioni, al Mise sembra diventato di moda il «modello Alitalia»: attendismo e rinvii. E questo nonostante il dispiego di forze. Come nel caso Alitalia, anche per questa vertenza ieri a Palazzo Chigi erano schierati davanti ai sindacati il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Ma non si è giunti ad alcuna soluzione, prendendo semplicemente atto della lettera degli americani che, al momento, dettano legge sui tempi. «Il segnale di sospensione della procedura non è il massimo, avrei preferito un'interruzione, ma in questo momento è utile andare a vedere le carte in mano all'azienda» avrebbe detto ai sindacati Patuanelli.
Eppure il caso Whirlpool sembrava uno dei grandi successi dell'ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio che nell'ottobre 2018 aveva comunicato con trionfalismo che tutto alla Whirlpool era ok e, anzi, la multinazionale non solo non si disimpegnava dall'Italia ma addirittura investiva 250 milioni in tutti i suoi siti. Lo stesso Di Maio al quale (secondo le rivelazioni di politico.eu) l'azienda aveva poi comunicato (ad aprile 2019) l'intenzione di chiudere la sede di Napoli. Notizia resa pubblica solo a fine maggio dopo le elezioni europee.
Sarà durissima per gli uomini del Mise targati 5Stelle trovare una via d'uscita. Una delle tante situazioni di incertezza, come la vicenda dell'Ilva. Ieri la Corte costituzonale ha restituito gli atti al Gip di Taranto che si doveva esprimere sull'immunità del management, considerato che nel frattempo il legislatore è intervenuto due volte. Un esito auspicato dal governo, ma che non chiarisce una situazione complicata. Senza immunità Arcelor Mittal non è disposta a tenere aperto lo stabilimento di Taranto.
Ma ci sono altri casi. Al momento sono circa 138 le crisi aziendali irrisolte che coinvolgono 210 mila dipendenti, indotto escluso. Oltre a Whirlpool rimangono in stallo, fra le altre, la vertenza della ex Embraco: i ritardi negli investimenti da parte di Ventures Production hanno allertato i sindacati con l'aggravante che la vecchia proprietà è definitivamente fuori e che il progetto per la reindustrializzazione della fabbrica di Riva di Chieri (Torino) con 400 addetti sembra sfumato. In Veneto, a Belluno, la crisi della Acc - ora Acc Wanbao - sembra non finire mai.
La questione è tornata sul tavolo del Mise, con la proprietà cinese che ha chiesto un mese per scegliere tra investimenti o cessione. Due dei tanti casi che pendono al Mise (Mercatone Uno, La Perla, Principe di San Daniele...).
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