Sul nuovo referendum ora i grillini aprono al Pd

Accolti due subemendamenti dem. Gli azzurri in trincea: «Così tutto il potere va alle lobby»

Sul nuovo referendum ora i grillini aprono al Pd

Roma Ieri la Camera ha ripreso l'esame della proposta di legge sul referendum propositivo firmata dal ministro M5s Riccardo Fraccaro, con circa 700 emendamenti da esaminare. Durante il Comitato dei nove che si è svolto in tarda mattinata, la relatrice del testo, la grillina Fabiana Dadone, ha dato parere favorevole a due subemendamenti del Pd, uno di Stefano Ceccanti e l'altro di Gennaro Migliore: il primo prevede la par condicio informativa sui testi durante la campagna referendaria, il secondo stabilisce che ci sia un organo terzo, cioè l'Ufficio della Cassazione, a verificare se le Camere hanno introdotto «modifiche meramente formali» al testo presentato dal Comitato promotore della legge di iniziativa popolare, caso nel quale non si procede a un referendum.

Assolutamente contrari all'istituzione del referendum propositivo resta invece Forza Italia. «A difendere l'ordinamento democratico - attacca Laura Ravetto - siamo rimasti solo noi, visto che incredibilmente i colleghi del Pd non votano più contro questa scellerata riforma». Che, aggiunge la deputata azzurra, «consentirà al M5s di rendere marginale il ruolo del Parlamento per trasferire tutto il potere in mano alle lobbies». Sulla stessa linea il portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia, Giorgio Mulè. «Il governo - spiega - dice che con la riforma costituzionale sul referendum le masse modificheranno l'assetto legislativo. Niente di più falso.

Non saranno le masse a determinare il futuro delle leggi, ma una minoranza pari all'uno per cento degli elettori: un piccolo nucleo che sostituirà i call center con i lex center magari a pagamento in cambio delle firme. Altro che regno delle masse: il governo a trazione grillina sta ponendo un masso sul Parlamento».

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