Roma - La giornata di Giuseppe Conte si è aperta e chiusa a Palazzo Chigi. Si è aperta con l'incontro col Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e si è chiusa con il vertice coi ministri implicati nella gestione dei flussi migratori. In mezzo, però, c'è stata la lunga parentesi dedicata alle popolazioni colpite dal terremoto dell'estate di due anni fa. Con Stoltenberg è stato fatto il punto sul ruolo del nostro Paese nell'Alleanza atlantica e sulla difficile situazione in cui versa l'area mediterranea. Con l'augurio dello stesso Conte che presto il nuovo hub di Napoli possa rendere ancora più efficace l'azione delle forze Nato. Si è parlato anche di Russia e del rapporto che, per Conte, deve essere privilegiato con il partner russo. A sera, poi, dopo il ritorno da Pescara del Tronto, o meglio da quel che resta di questa frazione di Arquata, la riunione coi ministri coinvolti nella gestione dell'emergenza migranti. Sul tavolo anche l'incontro di venerdì con il presidente francese Emmanuel Macron in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Quella di Arquata è stata l'ultima tappa della breve ma intensa visita del premier Conte nei luoghi del terremoto. Prima tappa Amatrice. Qui Conte ha partecipato a una riunione a porte chiuse con il commissario straordinario per la ricostruzione, Paola De Micheli, il sindaco Felice Palombini, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e l'ex primo cittadino amatriciano Sergio Pirozzi, ora consigliere regionale. Anche l'incontro con i commercianti è avvenuto lontano dalle telecamere, per volontà dello stesso Conte. Tra le richieste più urgenti della popolazione di Amatrice, come quella di Arquata e Accumoli, è l'autorizzazione in deroga alla costruzione di case provvisorie da smontare una volta terminato il piano di ricostruzione. Molti i sindaci cui stringe la mano nella zona del Piceno interessata dal sisma.
Conte è il terzo presidente del Consiglio che visita le zone terremotate. E, al momento dell'omaggio ai morti di Pescara del Tronto, qualcuno fa notare a Conte che sarebbe più urgente pensare ai vivi: «Preside' - ha urlato qualcuno - c'aiuti a ripartì. Non fiori ma opere di bene».
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