Fausto Biloslavo
Le forze armate turche con oltre mezzo milione di uomini, sono seconde solo agli americani nell'Alleanza atlantica. Il governo di Ankara ha annunciato l'arresto di 2.839 militari golpisti. I capi del fallito dopo di stato sono 5 generali e 29 colonnelli, tutti catturati. Uno dei generali ammutinati sarebbe morto. Il paradosso è che i golpisti nel comunicato letto in tv giustificavano la presa del potere in «nome della libertà, democrazia e contro il sistema autoritario» del presidente Erdogan. E ancora più incredibile che il golpe è durato quattro ore, poi si è sciolto tutto come neve al sole di fronte alla mobilitazione della piazza lanciata dai muezzin e dal sultano.
I golpisti hanno cominciato a perdere la partita con il bombardamento mirato di un resort per eliminare il presidente in vacanza, ma in realtà non c'era o è fuggito in tempo. «Sono sicuramente militari anti islamisti e reparti molto ben integrati con la Nato - spiega Andrea Marcigliano del centro studi Nodo di Gordio - Si sentono i rappresentanti della Turchia repubblicana e laica che non vuole essere risucchiata nel baratro mediorientale». Il governo accusa di essere il mandante del golpe il solito Fetullah Gulen, predicatore sufi e miliardario riparato negli Usa, che in effetti ha molto seguito fra i militari. Le forze armate turche, un po' come in Egitto, controllano il 30-40% del sistema industriale e produttivo. «Il loro fondo pensioni è fra i più importanti della Turchia - fa notare l'analista - I militari hanno pure delle università vere e proprie, per i civili, come quella dell'aviazione ad Ankara». Proprio la forza aerea, pur spaccandosi a metà, avrebbe dato impulso al golpe assieme a un'unità di carristi ed alle truppe di elite che combattono contro i ribelli curdi. Il capo di stato maggiore, Abidin Unal, è stato preso in ostaggio, come il comandante delle forze armate, Hulusi Akar, considerato un falco e altri generali del vertice nominati direttamente da Erdogan. I colonnelli e le unità d'elite, che si addestrano con la Nato, erano l'ossatura dell'operazione. Il comandante della Marina, Veysel Kösele è stato preso in ostaggio, ma poi liberato schierando la flotta con il presidente. I primi scontri sono avvenuti con la polizia fedelissima di Erdogan. Il presidente ha concesso agli agenti paghe migliori e mezzi blindati per la lotta al terrorismo. In molti sono pretoriani e membri del partito al potere. I servizi segreti sono rimasti compatti al fianco del presidente. Al contrario, la gendarmeria, simile ai nostri carabinieri, fondata dal leader laico Kemal Ataturk, si è schierata con i ribelli. Si tratta di circa 170mila uomini presenti in tutto il paese, che forse hanno chiuso nelle prime ore del golpe gli aeroporti di Istanbul. «La quarta armata al confine con la Russia è l'unità più forte, ma non ha mosso un dito», sottolinea Marcigliano. All'inizio sembra che siano scesi in piazza i civili sostenitori del colpo di stato, ma quando i muezzin ed Erdogan hanno lanciato l'appello alla mobilitazione sono comparsi in massa i fan del presidente. I golpisti hanno tagliato la corrente agli altoparlanti delle moschee, che chiamavano all'adunata in favore del sultano.
«Sembra che gran parte delle unità militari ed i loro comandanti siano rimasti alla finestra - rivela l'esperto - Quando hanno capito che il presidente era vivo e che la gente stava scendendo in strada per fronteggiare a mani nude i carri armati si sono schierati prontamente con Erdogan».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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