Il supermanager testardo che fece ricredere Montanelli

Parisi convinse il grande giornalista a rivedere il suo giudizio sul sindaco Albertini Da Confindustria alla sfida lanciata a Netflix con Chili, costola nata dalla sua Fastweb

Il supermanager testardo che fece ricredere Montanelli

Riservato, deciso, con il gusto delle partite difficili. Non è solo il senno di poi, dopo che il manager Stefano Parisi, per molti un illustre sconosciuto, ha detto sì alla corsa milanese contro Giuseppe Sala, l'uomo che ha potuto contare sulle lunghe e intense luci di Expo. Alla guida di Chili, la sua ultima creatura nata nel 2011 da una costola di Fastweb, Parisi ha dichiarato guerra nientemeno che a Netflix, il colosso di cinema on demand che spadroneggia per il globo. «Ma se cerchi i film in prima visione e vuoi pagare solo quello che vedi c'è Chili» la fionda tesa su twitter contro Golia.E poi la battaglia di principio sulle autorità del trasporto, lui che tra il 2000 e il 2004 è stato direttore generale di Confindustria e spauracchio dei sindacati scioperanti. «Mancano 5 minuti alla partenza di Italo e alla stazione Garibaldi non danno il binario. Quando si deciderà Ntv a fare causa a Fs?» il guanto gettato per la causa della par condicio ferroviaria. Un uomo che parla poco, ma prende posizione molto. Come quando finì nelle maglie della magistratura per un'inchiesta legata a Fastweb, colpito da un avviso di garanzia, 36 mesi prima di decretare che lui non c'entrava nulla e uscire dalla vicenda candido come un giglio, ma amareggiato dal fiele della mala giustizia: «Avrebbero potuto archiviare nel giro di quindici giorni, invece ci sono voluti tre anni».Così, il profilo è quello dell'imprenditore con un ampio curriculum da civil servant, ma la scelta è anche politica. Stefano Parisi, classe 1956, è nato a Roma e ha studiato Economia all'università La Sapienza. Milanese lo è diventato per scelta di vita ed elezione, anche se ha lavorato per più di due lustri nei palazzi della capitale, nelle segreterie dei ministeri con il democristiano Ciriaco De Mita e il socialista Gianni De Michelis. Gli si attribuiscono giovanili simpatie craxiane, è stato a lungo (1992-1997) capo dipartimento degli Affari economici della presidenza del consiglio con Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi e con il primo governo Berlusconi, quando sottosegretario alla presidenza del Consiglio era Gianni Letta. Grand commis e grandi competenze tecniche, ma cuore che batte nel centrodestra e per le sue battaglie.È così che nel 1997, sotto il governo Prodi, si apre un'altra stagione: lascia Palazzo Chigi, chiamato a essere il primo direttore generale nella storia del Comune di Milano, con Gabriele Albertini, sindaco cui lo legano benauguranti similitudini, inclusa la predilezione di Silvio Berlusconi quando entrambi erano affaccendati altrove, Albertini in Federmeccanica e Parisi ormai imprenditore dedito al futuro digitale. Fu proprio Berlusconi a consigliare a Bruno Ermolli di presentare Parisi ad Albertini. Il rapporto tra i due è tale che è stato l'ex sindaco a «bruciare» l'annuncio della candidatura raccontando un sms rivelatore dell'amico Stefano.Parisi, per difendere l'onore di Albertini dalle accuse di Montanelli, scrisse una lettera aperta al giornalista in cui riepilogava tutto il buono che sindaco e direttore generale avevano fatto insieme per Milano. L'aspetto più sorprendente è che il testardo Montanelli cambiò idea, cosa che la dice lunga su quanto sia ostinato Parisi.Seduto nel Board of Garantors dell'Italian Academy della Columbia University di New York, può contare sull'allure cosmopolita richiesta a un aspirante sindaco di Milano. Se i comuni mortali nati sotto il Cupolone apprezzano la Ferilli, Stefano Parisi, pur morigerato, twitta i suoi apprezzamenti per la top model israeliana Bar Refaeli.Una moglie, due figlie adulte, famiglia allegra e rigorosa.

Narra chi è stato ospite a casa Parisi che le ragazze da piccole aiutavano a servire in tavola quando i genitori invitano a cena gli amici. Tutti piacevolmente sbigottiti davanti a quelle adolescenti così disponibili con mamma e papà.

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