Roma Sono lontani i tempi in cui Roberto Calderoli ricordava in ogni occasione e con un certo orgoglio quel nonno che negli anni Cinquanta fondò uno dei primi movimenti autonomisti lombardi con lo slogan «Bergamo nazione, tutto il resto è meridione». Non tanto perché Matteo Salvini ha da tempo deciso di tentare l'avventura «nazionale», provando a sganciare il Carroccio dalle sue radici e puntando a raccogliere consensi anche sotto la linea del Po. Quanto perché l'operazione di «contaminazione» della Lega è già in fase avanzata e, a prescindere da quali saranno alle prossime elezioni i numeri del Carroccio sul territorio nazionale, un importante risultato Salvini lo ha portato a casa. Le truppe parlamentari, infatti, sono già oggi un discreto melting pot in cui lo zoccolo duro lombardo e veneto convive con esperienze che arrivano da tutta Italia e, con buona pace del nonno di Calderoli, dal Sud in particolare.
Al Senato la «contaminazione» non conta ancora numeri corposi, ma nel gruppo parlamentare della Camera la mutazione genetica della Lega sembra ormai ad un passo: utilizzando uno slogan caro al pratone di Pontida, un terzo dei deputati potrebbero essere infatti tranquillamente bollati come «terroni». Sono ben sette su ventuno, con una spiccata presenza di siciliani. Tutti o quasi nuovi arrivi, perché i numeri che i sondaggi attribuiscono da tempo alla Lega di Salvini fanno gola a molti in cerca di un seggio sicuro. D'altra parte, ci sta che il segretario del Carroccio abbia deciso di allargare l'orizzonte, perché se l'obiettivo è andare oltre i confini della Padania è chiaro che qualche portatore di voti in quelle zone può far comodo. Con il rischio faceva notare Umberto Bossi qualche giorno facendo suoi i dubbi anche di qualche big del Carroccio che preferisce però non esporsi di portarsi dentro casa gente che «è pronta ad andarsene alla prima pioggia».
D'altra parte, alcuni dei nuovi arrivi non solo tra deputati e senatori, ma soprattutto tra i tanti peones spuntati come funghi sul territorio nelle ultime settimane sono soliti saltellare da un partito all'altro a seconda di dove tira il vento. L'elenco è lungo e raccoglie ex Msi, ex An, ex Fdi, ex Pdl, ex Forza Italia, ex Udc, ex Ncd, ex Nuovo Psi, ex fittiani e chi più ne ha più ne metta.
L'operazione, però, Salvini l'ha studiata con cura. Ed è partita da tempo anche in Parlamento, soprattutto alla Camera. Sono dunque già oggi in quota Centro-Sud sette deputati su ventuno (il ventiduesimo è un eletto all'estero, il fiorentino Guglielmo Picchi, anche lui «ex» visto che arriva dalle file di Forza Italia). La più nordica è Barbara Saltamartini, romana doc. Già portavoce di Ncd, il partito fondato da Angelino Alfano, Saltamartini arriva in Lega decisamente prima dell'ondata, nel marzo 2015, e si conquista la vicepresidenza del gruppo della Camera. Domenica scorsa era a fianco di Salvini durante il suo comizio a Roma. Eccetto lei, è profondo Sud. Con la pattuglia più corposa che è quella dei tre siciliani: Angelo Attaguile, catanese, è stato eletto in Campania con il Pdl; Carmelo Lo Monte, messinese, è entrato a Montecitorio con il Centro democratico di Bruno Tabacci; Alessandro Pagano viene invece da Caltanisetta ed è stato eletto in Sicilia con il Pdl prima di passare con il Ncd. Chiudono Giuseppina Castiello da Afragola, eletta in Campania con il Pdl, e gli ultimi arrivati in ordine di tempo, Nuccio Altieri e Roberto Marti, uno di Bari e l'altro di Lecce, tutti e due eletti in Puglia e tutti e due ex fittiani.
Una pattuglia, quella dei cosiddetti «terroni», che sembra essersi ben amalgamata al resto del gruppo parlamentare della Lega, tanto che - complice anche la giovane età -pare le frequentazioni siano assidue anche fuori dal Parlamento.
Con un solo neo: se il sito della Camera riporta esattamente la composizione del gruppo con i suoi 22 deputati, il sito ufficiale della Lega elenca solo i 14 padani doc, dimenticandosi completamente i 7 colleghi sudisti. Di certo, una svista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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