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Talebani senza ostacoli: i soldati si arrendono. "Kabul cade in un mese"

Morti e feriti ovunque, centinaia di militari consegnano le armi. Gli Usa evacuano tutti

Talebani senza ostacoli: i soldati si arrendono. "Kabul cade in un mese"

L'intelligence americana teme che nella peggiore delle ipotesi Kabul possa cadere l'11 settembre, fra un mese, oppure fra 90 giorni. I talebani hanno accelerato la loro guerra lampo conquistando dallo scorso venerdì 9 capoluoghi di provincia. L'ultima città a cadere, ieri, è stata Faizabad, capoluogo della provincia di Badakhshan nel nord-est del paese. «Nessun ferito in questa operazione dal momento che il nemico è scappato» ha dichiarato il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid. Le forze governative «si sono ritirate perché non hanno ottenuto i rinforzi aerei richiesti e via terra» ha rivelato un funzionario locale all'agenzia di stampa Pajhwok. Qualcosa del genere dev'essere accaduto a Pul-e Khumri, capoluogo della provincia di Baghlan, a 200 chilometri da Kabul pure occupato dagli insorti. «Le forze di sicurezza di sono ritirate in una base dell'esercito» ha confermato il consigliere provinciale Shahla Abubar.

Un effetto domino, che sta sgretolando le forze governative. Ieri si sono arresi centinaia di soldati che si erano barricati all'aeroporto di Kunduz, una delle città occupate dai talebani negli ultimi giorni. «La mia unità, con 20 soldati, tre Humvee (gipponi blindati americani, nda) e quattro fuori strada, si è arresa - ha raccontato un soldato - Stiamo aspettando che ci diano la lettera di grazia (per tornare a casa evitando rappresaglie, nda). C'è una lunga coda».

In mattinata il presidente afghano, Ashraf Ghani, era arrivato a Mazar- i-Sharif, evidente obiettivo della manovra a tenaglia dei talebani, che hanno conquistato i capoluoghi di provincia attorno alla «capitale» del nord. Il capo dello stato si è riunito con il leader uzbeko, Rashid Dostum e quello tajiko, Atta Mohammad Noor, che stanno mobilitando la «difesa popolare» ovvero milizie etniche al fianco dei governativi. L'offensiva è talmente veloce, che potrebbe essere impossibile invertire la tendenza. A Kandahar, seconda città del paese, i talebani si aprono la strada fra i quartieri e ieri si registravano 47 vittime, fra morti e feriti.

Gli insorti già prevedono di marciare su Kabul se annunciano che «chiunque commetterà abusi o attacchi contro ambasciate e Ong internazionali sarà punito». Gli americani stanno pianificando evacuazioni in stile Saigon, che prevedono la chiusura della sede diplomatica. Nella peggiore delle ipotesi potrebbero scattare l'11 settembre, ventesimo anniversario dell'attacco alle Torri gemelle.

Una situazione sempre più drammatica, che rischia di tagliare fuori gli ex collaboratori dei nostri soldati che hanno chiesto aiuto all'Italia. Un'ottantina di nuclei familiari dovrebbe venire evacuata in agosto, ma altri 300 afghani, interpreti ed i loro cari più stretti, ancora nell'Afghanistan occidentale, rischiano grosso. Le procedure sono lente e l'evacuazione doveva avvenire prima del ritiro delle nostre truppe, ma la Difesa ha terribilmente sottovalutato le mosse talebane. L'aeroporto di Kabul potrebbe chiudere se l'avanzata diventerà inarrestabile. «La situazione è veramente pericolosa - ha scritto ieri un ex interprete all'ambasciata italiana - La città (che non nominiamo per motivi di sicurezza, nda) è sotto assedio. Se i talebani mi trovassero ucciderebbero me e la famiglia davanti alla popolazione» come monito «perchè ho aiutato i militari italiani nella loro missione in Afghanistan».

I deputati di Fratelli d'Italia, Salvatore Deidda, Davide Galantino, Giovani Russo e Wanda Ferro hanno annunciato un'interrogazione al governo per mettere in salvo tutti «gli interpreti e le loro famiglie, che con lealtà e coraggio, hanno collaborato con le nostre Forze Armate».

Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha addirittura chiesto di «tornare in Afghanistan domani mattina» dove «l'Occidente sta scrivendo una pagina di viltà» abbandonando il paese nelle grinfie dei talebani.

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