Milano - «Beh, si avvicina sto albanollo e mi dice tu c'hai gli orecchini come i miei, e poi mi ha dato il buffettino in faccia. Io gli ho dato un cartone. E poi me ne sono trovati quindici addosso». A parlare della notte di botte e di coltellate davanti a una delle discoteche più note di Milano, è la vittima: Niccolò Bettarini, diciannovenne figlio dell'ex calciatore Stefano e della showgirl Simona Ventura. Non parla nei verbali di polizia, che sono già noti, e in cui raccontava di essere stato attaccato praticamente a sangue freddo. Parla con un amico, in una telefonata intercettata dalla Procura. E ammette, vantandosene persino un po' («sai come sono fatto», dice; e l'amico: «Tu come al solito reagisci di merda». E lui: «Lo rifarei mille volte»), di essere stato il primo a colpire.
Non cambia nulla, ovviamente, nella ricostruzione giudiziaria: i colpevoli per il pm Elio Ramondini restano solo e soltanto i quattro arrestati a botta calda. Ma le intercettazioni di Bettarini junior sono illuminanti sul contesto in cui il pestaggio avvenne, di violenza spensierata e quasi sdoganata da una parte e dall'altra. E aiuta a capire perché il questore Marcello Cardona dispose la chiusura immediata dell'Old Fashion, la discoteca della rissa.
L'aspetto più allarmante, a dire il vero, starebbe in un passaggio della chiacchierata tra Niccolò e l'amico. «Niccolò in ospedale ha ricevuto la visita dei capi della curva dell'Inter e gli hanno detto che a San Vittore hanno fatto picchiare i suoi aggressori, li han fatti gonfiare come prugne sia dagli sbirri che da quelli dentro». Una sorta di risarcimento per la presenza nel gruppetto di picchiatori dell'Old Fashion di Alessandro Ferzoco, noto esponente della curva nerazzurra.
Ma quanto è credibile che degli ultrà da stadio riescano a ordinare spedizioni punitive in un carcere, utilizzando addirittura le guardie? In realtà a San Vittore non risulta che sia accaduto nessun episodio simile. Se i «nemici» di Bettarini junior sono stati gonfiati «come prugne» non sono andati nemmeno a farsi medicare in infermeria.
Dalle intercettazioni si scopre anche che il figlio del calciatore non si era accorto di essere stato accoltellato. «Me ne sono trovati quindici addosso, è successo un puttanaio, da lì non ho capito più niente... Non avevo riconosciuto che mi avevano fessato, cioè mi sono alzato e ho visto la Zoe piena di sangue, ho detto ma sei tu che sei...
?, cioè mi ero preoccupato, poi Johnny mi ha guardato, mi ha buttato per terra subito e niente, poi ho cominciato ad affannare il respiro e da lì ho capito che stava andando male la situa, poi è arrivata una ambulanza, ma non ho mai perso conoscenza». «Ma in ospedale ti hanno fatto le analisi, non han trovato niente, spero». «No, non avevo fatto niente quella sera, poi avevo smesso già da due settimane».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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