Gianluca Grossi
Una tempesta di fulmini fra i cieli dell'oceano Pacifico. È il risultato di una fotografia sensazionale scattata da Santiago Borija, un pilota della Latam Ecuador Airlines. A 11mila metri di quota, a sud di Panama, ha recuperato la sua Nikon D750 e immortalato un evento naturale difficile da riprendere; per la velocità con cui si sprigionano le saette (fino a 50mila km al secondo) e per i rischi che si corrono trovandosi nei suoi dintorni. «È la magia di madre natura e l'incredibile sensazione di farne parte senza essere toccati», ha rivelato il pilota. «In questo modo ho risposto nel migliore dei modi alle mie più grandi passioni: il volo e la fotografia».
La tempesta di fulmini si verifica in seguito a un evento temporalesco (a fenomeni vulcanici o a tempeste di sabbia) e a differenze di potenziale fra la terra e il cielo o fra le nubi. L'esempio più classico riguarda la scarica elettrica che si sviluppa in seguito all'attrazione delle cariche positive del suolo, in contrapposizione a quelle negative del cielo. In questo caso, evidentemente, in oceano aperto, le cariche contrapposte riguardavano strati differenti di nubi cumuliformi, con tipico andamento verticale. E si può immaginare il frastuono provocato dalla tempesta, per via del caratteristico rumore dovuto al surriscaldamento dell'aria che segue l'azione di un fulmine: il tuono.
I piloti lo sanno bene: un fulmine può centrare un aereo e compromettere i segnali radio.
Tuttavia gli aerei vengono colpiti regolarmente dai lampi, in media ogni mille ore di volo; ma raramente causano gravi incidenti: le fusoliere in metallo conducono l'elettricità, preservando gli interni, come accade quando siamo a bordo di un'automobile: il primo posto sicuro dove infilarsi in caso di temporale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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