P er alcuni istanti New York è ripiombata nel clima di terrore vissuto già a Nizza, Berlino, Londra e Stoccolma. Un'auto a tutta velocità ha travolto la folla a Times Square, la piazza simbolo di Manhattan, piena di gente in occasione di una delle prime giornate estive della stagione. La berlina amaranto è piombata sui pedoni che passeggiavano sul marciapiede tra la 42esima e la 45esima Strada sulla Settima Avenue, uccidendo una giovane donna e ferendo altre 23 persone, prima di concludere la sua corsa contro un paletto a pochi metri dal negozio Swatch.
Una dinamica che ha ricordato quella di precedenti attentati, e anche la tempistica è parsa immediatamente sospetta, visto che dopo una primavera con temperature quasi invernali da due giorni nella Grande Mela è scoppiato un caldo estivo. E inoltre tutto è avvenuto intorno a mezzogiorno, nell'orario della pausa pranzo, quando la zona, in gran parte trasformata in area pedonale, è ancora più affollata di turisti e residenti.
Dopo interminabili minuti di paura, però, il Dipartimento di polizia di New York ha affermato che parrebbe non esserci alcuna connessione con il terrorismo, ma si tratterebbe di un incidente isolato. «Per ora non ci sono indicazioni che si tratti di un attentato», ha confermato il sindaco Bill de Blasio, giunto sul posto insieme al governatore Andrew Cuomo. Il primo cittadino, però, ha annunciato che per precauzione è stata rafforzata la sicurezza in tutti i luoghi strategici della metropoli con altre unità anti-terrorismo. In base alle prime ricostruzioni la persona al volante dell'auto ha guidato per alcuni isolati sul marciapiede a folle velocità, fino a 160 km/h, perdendo a un certo punto il controllo della vettura perché sotto l'effetto di alcol o sostanze stupefacenti. Quindi ha tentato di fuggire ma è stato immediatamente arrestato e messo sotto torchio dalle autorità.
Secondo quanto annunciato dalla polizia il conducente è un 26enne americano del Bronx di nome Richard Rojas, veterano della Marina. Il giovane ha precedenti penali per guida in stato di ebbrezza ed è già stato arrestato due volte per questo reato. Immediatamente diversi edifici intorno a Times Square sono stati messi in lockdown, l'area è stata isolata e sono arrivati polizia e vigili del fuoco, mentre sulle tv Usa scorrevano le drammatiche immagini della macchina rovesciata con il cofano distrutto, dalla quale si alzava una densa colonna di fumo. Il traffico è stato bloccato, la metropolitana ha sospeso le fermate intorno alla piazza e gli ingressi sono stati sbarrati. Chiusa in entrambe le direzioni anche tutta la 42esima Strada dalla Nona sino alla Prima Avenue, dove si trova il palazzo di Vetro dell'Onu.
Tra i feriti, di cui quattro sono in condizioni gravi, c'è anche una ragazza di 13 anni, sorella della vittima, che pare ne avesse 18. Il primo impatto è stato emotivamente molto forte: «Ormai siamo segnati, appena succede qualcosa del genere pensiamo subito a un attentato terroristico», ha spiegato Brian, 43enne che lavora nella sede di Bank of America, a pochi isolati di distanza dal luogo dell'incidente. «La paura è latente, anche se solitamente ci sentiamo abbastanza sicuri in città», ha continuato. «Abbiamo sentito un forte colpo, ci siamo girati e abbiamo visto persone a terra sul marciapiede, in tanti fuggivano», ha raccontato un'altra testimone ricostruendo gli attimi in cui l'auto si è schiantata contro i pedoni. «La gente scappava ovunque, avevano tutti paura per la propria vita - ha precisato un altro - abbiamo visto fumo e fiamme uscire dalla macchina».
Kristen Boyce, invece, ha detto che la vettura andava talmente veloce che nessuno si è accorto che stesse arrivando: «Abbiamo sentito un botto fortissimo senza capire cosa fosse successo, e immediatamente è scoppiato il panico».
Istantanee che hanno fatto subito piombare la metropoli in un clima di terrore.
Un sinistro campanello d'allarme che ha riportato New York e gli Stati Uniti più vicini all'Europa e ai suoi popoli, presi di mira dalla follia terroristica di persone facilmente inclini alla radicalizzazione per mano di predicatori della jihad 3.0.
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