Torino ricorda Marchionne: "Ci serve il suo coraggio"

L'omaggio al manager a quasi 2 mesi dalla scomparsa. John Elkann commosso, assenti Lapo e Montezemolo

Torino ricorda Marchionne: "Ci serve il suo coraggio"

John Elkann, presidente di Exor, Fca e Ferrari, ha tenuto duro fino quasi all'ultimo. Poi, a prendere il sopravvento è stata la commozione. E le ultime parole del suo saluto all'«amico Sergio» sono state scandite con il groppo in gola. «Hai insegnato a tutti noi a pensare diversamente. Ad avere il coraggio di cambiare, e di fare. A non aver paura. Caro amico, va' in pace».

Il ricordo di Elkann, cresciuto all'interno del gruppo sotto l'ala dello stesso Marchionne (ha iniziato come vicepresidente di Fiat subito dopo la morte dello zio Umberto Agnelli) ha concluso la cerimonia commemorativa officiata ieri mattina nel Duomo di Torino dall'arcivescovo, Cesare Nosiglia.

All'interno della cattedrale 2mila persone, tra membri delle famiglie Elkann e Agnelli, autorità, politici, manager, sportivi, gli operai delle varie fabbriche e tanta gente comune che ha voluto sfidare il gran caldo pur di rendere omaggio a Sergio Marchionne, l'uomo che ha salvato prima la Fiat, conquistato quindi la Chrysler e fatto del Lingotto una realtà globale.

«A Sergio Marchionne - l'omelia dell'arcivescovo Nosiglia - è stato affidato un patrimonio glorioso nel momento in cui era gravemente compromesso. C'era bisogno non solo di risanare conti economici ma, insieme, di ricostruire il senso della fabbrica in rapporto alla città che con la fabbrica era cresciuta e sulla fabbrica aveva costruito il suo destino di metropoli. Il suo lavoro, a Torino come in America, è stato per tutti uno sprone a non perdere mai la speranza».

Quindi una riflessione, come se l'arcivescovo si rivolgesse proprio a Marchionne e ai suoi ultimi 14 anni dedicati praticamente full time al lavoro: «Ha senso darsi tanto da fare, per compiere opere e realizzazioni pure importanti, che però non garantisco alcuna ulteriore possibilità di vita, tutt'al più un timido ricordo, che sbiadisce nel tempo? La vita e la morte non ci appartengono...». È seguita la citazione di Giuseppe Ungaretti: «Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie».

Ad ascoltare, raccolti nella preghiera, la compagna di Marchionne, Manuela Battezzato, con i familiari, e alcuni parenti del top manager arrivati direttamente dall'Abruzzo. Non c'erano i figli (probabilmente assisteranno alla cerimonia nella sede Usa di Fca, ad Auburn Hills, il prossimo 27 settembre). Tra gli assenti, oltre all'ex moglie di Marchionne, anche Luca di Montezemolo e Lapo Elkann. Non c'era nemmeno Maurizio Arrivabene, con il team di Formula 1 a Singapore. Praticamente al completo le famiglie Elkann e Agnelli. In prima fila, con il presidente John e la moglie Lavinia, il nuovo ad di Fca, Mike Manley, Piero Ferrari, l'ad del Cavallino, Louis Casey Camilleri, e Gianluigi Gabetti, l'ex custode del «tesoro» di casa Agnelli, l'uomo al quale Umberto Agnelli fece il nome di Marchionne come il manager ideale a cui affidare la rinascita dell'allora disastrata Fiat. In quinta fila, Andrea Agnelli con la mamma Allegra, Maria Sole Agnelli e Tiberto Ruy Brandolini d'Adda. E poi gli altri membri della famiglia, con Ginevra e il padre Alain Elkann, Alessandro e Tiziana Nasi, i Camerana, Eduardo Teodorani-Fabbri, Lupo e Cristiana Rattazzi, Luca Ferrero Ventimiglia.

Tre gli ex ad del Lingotto (Gabriele Galateri, Paolo Cantarella e Alessandro Barberis) e, tra gli ex manager del gruppo, Alfredo Altavilla, Antonio Baravalle, Luca De Meo, ora numero uno di Seat, Jean Todt e Amedeo Felisa per Ferrari.

Il governo era rappresentato dal prefetto di Torino, mentre hanno assistito alla cerimonia i precedenti premier, Mario Monti e Matteo Renzi, quest'ultimo per un certo periodo pupillo di Marchionne.

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