Ma Toti evita le polemiche: "Genova viva per Pietro"

Il governatore della Liguria ricorda il figlio di uno dei feriti nato ieri. Le trattative sul nome del commissario

Ma Toti evita le polemiche: "Genova viva per Pietro"

È il giorno delle strette di mano, delle emozioni e delle commemorazioni. Giovanni Toti indossa la grisaglia istituzionale, incontra il premier Giuseppe Conte, per la seconda volta a Genova in un mese, partecipa alla grande cerimonia di piazza De Ferrari. C'è il minuto di silenzio e ci sono le sirene del porto che fanno venire i brividi e portano il dolore della città fino davanti al moncone del ponte, così spettrale.

È un giorno di tregua ma, sotto la crosta degli incontri programmati, la battaglia politica infuria. E il governatore trattiene a fatica l'amarezza per quel che è successo e sta succedendo. Sembrava che Toti dovesse essere incoronato per acclamazione commissario alla ricostruzione e invece niente: il ministro Danilo Toninelli e i grillini hanno fatto saltare la nomina, hanno provato ad emarginarlo, hanno cercato un sostituto che potesse oscurarlo e togliergli visibilità ma non l'hanno trovato, si sono incartati e ora puntano al solito prefetto, grigio e incolore. Contemporaneamente il duo Di Maio Toninelli ha dichiarato guerra ai «cattivi» di Autostrade per l'Italia con cui invece Toti continua a cercare il dialogo. Il problema è che il governo sembra essersi infilato in una strada senza uscita, perché la revoca della concessione è uno strappo che può piacere alla piazza ma complicato, scivolosissimo, a forte rischio boomerang.

Il risultato di queste battaglie, nemmeno tanto sotterranee, è che i giorni passano, le questioni si aggrovigliano, lo scetticismo dell'opinione pubblica sale. Il governatore non vuole polemizzare in un giorno così gonfio di emozioni ma qualcosa trapela fra un passaggio in tv e l'altro. «Il commissario per la ricostruzione - afferma Toti - lo negozieremo insieme al governo. Non voglio pensare che sia una figura non gradita alle istituzioni locali». La frecciata, anzi la rasoiata si sente tutta, appena diluita nel clima ingessato della ricorrenza. I grandi imprenditori e i vertici di Confindustria e Confcommercio si sono schierati con Toti che fra l'altro è corazzato da una popolarità altissima, oltre l'asticella del 70 per cento. L'esecutivo, invece, ha cercato l'alternativa: si è fatto il nome del sindaco Marco Bucci ma per una ragione o per l'altra il progetto è naufragato. È spuntato allora il sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi, proconsole di Salvini in Liguria, ma è difficile immaginare che lo strategico ex assessore all'Economia della giunta Toti si schieri ora contro Toti. L'impressione è che si stia scivolando verso il mondo dei prefetti, scontentando sempre più la popolazione, disorientata da un balletto delle nomine sempre più incomprensibile.

Poi c'è l'altro dossier incandescente. «C'è un clima di confusione - aggiunge Toti - perché non c'è il coraggio di dire che Autostrade non può essere estromessa» dalla ricostruzione. In ballo ci sono penali miliardarie. E Toti comincia a essere stufo dei minuetti del governo che, pur di acchiappare qualche consenso in più, fa sfoggio di demagogia. E dimentica troppe cose. Per esempio che l'indagine della procura ha messo nel mirino non solo i colonnelli dell'impero Benetton ma anche i tecnici del ministero. Forse non hanno vigilato, non hanno capito, hanno sottovalutato. Si vedrà, ma intanto certe semplificazioni manichee possono andar bene per una sera in qualche talk show. Non davanti al suono struggente delle sirene che sembrano chiamare per nome le 43 vittime e reclamano una ricostruzione che tarda ancora.

Ma questo è anzitutto un giorno di passioni e speranze.

«Io voglio concludere - è il saluto finale del governatore alla folla - con Pietro, che è nato ieri, figlio di Gianluca, uno dei feriti del crollo del ponte che ha sempre detto: Devo vivere per Pietro. E Genova deve vivere per tutti i Pietro che nasceranno».

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