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Travaglio orfano del Cavaliere

Non si fa che parlare di cosa faranno i figli di Silvio, ma il vero orfano di Berlusconi, quello che non si dà pace, quello che senza Berlusconi è morto, è lui: Marco Travaglio

Travaglio orfano del Cavaliere
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Non si fa che parlare di cosa faranno i figli di Silvio, quali progetti avranno, se qualcuno prenderà o meno l'eredità di Forza Italia, ma il vero orfano di Berlusconi, quello che non si dà pace, quello che senza Berlusconi è morto, è lui: Marco Travaglio. Da quando è morto Silvio, Travaglio si rivolta nella tomba della propria esistenza votata a Silvio. Uno che sull'antiberlusconismo ha costruito tutta la sua carriera, e una montagna di libri che altro non erano che faldoni delle procure rilegati.

Senza le assoluzioni, ovviamente, ci mancherebbe: lo sappiamo, per Travaglio i giudici contano solo quando condannano chi ha già deciso la sua testa. E quindi, in questa vita triste senza Silvio, che ti fa Marco? Un altro librone su Berlusconi, intitolato «Il santo», e lo lancia con un video dove imita Silvio quando, in diretta da Santoro, pulì la sedia su cui sedeva Travaglio.

Non avendo più Berlusconi vivo, lo imita lui, Travaglio, il dipendente di Berlusconi numero uno. Silvio, che era intelligente, aveva capito subito anche questo, con il suo solito sense of humor: «Travaglio, io sono il suo core business». Probabilmente non si sarebbe mai aspettato che il povero orfano sarebbe andato a dissotterrarlo anche dalla tomba.

È disperato, Travaglio, Dolce Remì al confronto era il Joker di Jack Nicholson in Batman, perché Berlusconi è morto proprio poco prima dell'ennesimo tomo travagliesco contro Berlusconi: sempre lo stesso libro, grazie a Berlusconi è riuscito a non scrivere altro nella vita, una pacchia. Prendi gli atti delle procure, li impagini su word, e là, scodellata sempre la stessa minestra riscaldata dalla pubblica accusa politicizzata.

D'altra parte bisogna capirlo, Marco brillava di luce riflessa, per lui Silvio era il Re Sole, e Travaglio ci ha fatto una fortuna. Ma, a vederlo ora, a me fa una tenerezza incredibile, come diceva Dostoevskij è «la sfrontatezza dell'ingenuità». Con quel sorrisino felice di essere Travaglio, contento lui. Che però, a vederlo bene, è un sorrisino stiracchiato, stampato sulla faccia fuori tempo massimo come l'inchiostro del volume.

Ah, i bei tempi di Anno Zero. Questo è davvero l'Anno Zero di Travaglio. Ancora non lo sa, ma fonderà una religione su Silvio, in fondo «Il santo» è già un inizio inconsapevole.

Perché pensate come è ridotto: non ha neppure pensato che, in quel memorabile momento televisivo, Silvio spolverò appunto la sedia dove era seduto Travaglio, ma Travaglio, per promuovere l'ennesimo spreco di carta, spolvera la sua.

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