La traversata lunga 5 anni tra agguati e rivincite

Il divieto di candidarsi non ha fermato Berlusconi che è sempre rimasto protagonista della politica

La traversata lunga 5 anni tra agguati e rivincite

Più di 24 anni di governo e opposizione, di successi e di insulti, di amore e di odio. E dentro questa parabola politica una parentesi dolorosa, cinque anni di calvario giudiziario, politico e umano, una traversata del deserto iniziata all'indomani della sentenza del maggio 2013 per frode fiscale e finita due giorni fa con la «riabilitazione» concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Milano. Un percorso a ostacoli che non ne ha scalfito la resistenza e la voglia di offrire un contributo al Paese, sia pure in posizione forzatamente defilata.

Silvio Berlusconi da 48 ore ha ufficialmente riacquistato il diritto all'elettorato passivo, ovvero la capacità di ricoprire cariche elettive. Un diritto che aveva perso nel novembre 2013 in attuazione della legge Severino quando il Senato aveva convalidato la sua decadenza da senatore, rendendolo incandidabile fino al 2019. Quel voto non ne aveva comunque piegato la vis pugnandi. «Non mollo, sento il dovere di impegnarmi ancora con ancora più entusiasmo e passione», disse nella manifestazione di Palazzo Grazioli nell'agosto 2013. Un approccio determinato, accompagnato dalla confessione di stare vivendo «le giornate più dolorose di tutta la mia vita». «Ho ripensato a quello che ho fatto come figlio, padre, cittadino e servitore dello Stato» disse in quell'occasione «ma mi vedo attraverso le sentenze di questa magistratura come in uno specchio che rimanda un'immagine deformata, che non è il vero Berlusconi».

Inevitabili gli effetti collaterali derivanti dalla sua estromissione forzata dal Parlamento. Uno schiaffo che in qualche modo rappresenta il punto più basso dell'epopea berlusconiana, in contrasto probabilmente con il discorso del 25 aprile del 2009 a Onna, dopo il terremoto, quando l'allora premier raggiunse un indice di gradimento del 72 per cento. Un picco di popolarità che secondo molti fece scattare l'allarme tra i poteri forti del Paese.

Nell'ottobre del 2013, dopo giorni costellati di fibrillazioni, ad esempio il Cavaliere decide di votare la fiducia al governo Letta, mentre i suo legali presentano già il ricorso davanti alla Corte di Strasburgo. Nel corso dell'estate era balenata l'ipotesi di una grazia presidenziale a fronte del ritiro dalla politica per evitare polemiche. Una possibilità respinta dal Cavaliere deciso a opporre una caparbia resistenza a una sorta di seconda messa al bando.

A novembre rinasce Forza Italia che passa all'opposizione. Il 2014 è l'anno del patto del Nazareno. Berlusconi varca la soglia della sede del Pd e con Matteo Renzi dà vita ad un patto sulle riforme e sul cambiamento della legge elettorale. Il patto dura fino al febbraio del 2015. L'accordo salta perché Renzi sceglie una via solitaria nell'elezione del nuovo Capo dello Stato.

Berlusconi svolge per un anno i servizi sociali assistendo gli anziani malati di Alzheimer presso la clinica «Sacra Famiglia» di Cesano Boscone, con un impegno di quattro ore alla settimana. «Il tempo passato con i malati, con i volontari, con gli operatori sanitari e sociali: un'esperienza toccante e che ha rappresentato una pausa di serenità», il commento dettato alla conclusione di questi dodici mesi.

Da allora Berlusconi gradualmente si riprende la scena. Passa attraverso un delicato intervento di sostituzione della valvola aortica, «una prova molto dolorosa». Rinnova il partito, apre il dialogo con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, torna a riprendersi pienamente la scena politica. A novembre 2017 prende anche il via l'udienza alla Corte di Strasburgo. A gennaio incontra i big del Ppe che tornano a investire convintamente su di lui come argine contro il populismo di ogni colore.

Per lui arrivano attestazioni di stima dall'Economist, dal Financial Times, da Le Monde e anche Eugenio Scalfari dichiara di preferirlo a Luigi Di Maio. Nel marzo scorso Berlusconi assiste al sorpasso della Lega ai danni di Forza Italia. Un risultato che sarebbe potuto essere diverso con il leader pienamente in campo in corsa per Palazzo Chigi.

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