Jet caduto, piste tutte aperte. E l'Isis ora minaccia gli Usa

L'audio del pilota con la torre di controllo e i dati sui motori lasciano aperte le piste di una bomba o un incendio. Smentito il ritrovamento delle scatole nere

Jet caduto, piste tutte aperte. E l'Isis ora minaccia gli Usa

In 3, terribili, minuti si è consumata la tragedia del volo Egyptair precipitato nel Mediterraneo con 66 persone a bordo, tutte morte. Almeno questo è stato l'apice del disastro secondo un sistema di comunicazione automatico, che ha segnalato problemi ai finestrini della cabina di pilotaggio e fumo a bordo. Non solo: è confermato che per almeno tre volte i piloti non hanno risposto alla radio. Il perché rimane un mistero. Dall'ultima comunicazione assolutamente normale erano passati 39 minuti.

«Non possiamo escludere che a bordo ci fosse una bomba a tempo o addirittura qualcuno che minacciava di far esplodere un ordigno e se stesso. E che poi l'abbia fatto» spiega David Cenciotti esperto di aeronautica militare e fondatore del sito The Aviationist.

Gli inquirenti francesi giunti al Cairo hanno confermato, che sul volo partito da Parigi giovedì sera sono scattati degli allarmi, che confermavano la presenza di fumo «poco prima dell'interruzione delle comunicazioni».

All'1. 48 di notte, ora egiziana, i controllori del traffico aereo greco comunicano per l'ultima volta con il pilota del volo MS804, che è di buon umore. L'audio è stato diffuso dalla CNN: «Hello, Hello Egyptair 804 contatto radio...». Alle 2.26 parte il primo messaggio automatico che indica un'anomalia al finestrino del copilota in cabina di pilotaggio. Il sistema di allarme si chiama Acars e trasmette in autonomia via radio o satellite. In contemporanea parte la segnalazione del fumo nel bagno vicino alla cabina di pilotaggio. Un minuto dopo il fumo viene segnalato nella zona dei sistemi elettronici di navigazione sempre nei pressi della cabina di pilotaggio. Ma Cbs News ha riferito, citando fonti egiziane, che il fumo rilevato poteva arrivare da un motore.

Alla stessa ora i controllori greci chiamano via radio, come da routine perché l'aereo sta lasciando lo spazio aereo di Atene. Ci provano tre volte, anche su un canale di emergenza, ma nessuno risponde.

A bordo sta succedendo qualcosa di grave. Forse un incendio oppure un attentato o un tentativo di dirottamento di un kamikaze che si sta facendo saltare in aria.

«Una crepa o l'apertura del finestrino può capitare, ma non comporta la caduta del velivolo - sottolinea Cenciotti - Poi però c'è il fumo. Si potrebbe ipotizzare l'esplosione di un ordigno. A questo punto diventa plausibile che la situazione sia precipitata in tre minuti».

Alle 2.29 il sistema Acars segnala problemi all'autopilota. L'aereo compie manovre ardite virando a 90 gradi a sinistra e scendendo precipitosamente da 37mila a 15mila piedi (circa 4500 metri di altitudine) e ancora a 9mila.

E parte pure l'allarme per il sistema di controllo dei flap, che governano l'aereo. Ancora 40 secondi ed il velivolo passeggeri scompare dai radar senza aver risposto alle chiamate radio.

«Con questa dinamica non possiamo escludere che a bordo ci fosse addirittura qualcuno, che minacciava di far esplodere un ordigno e poi l'abbia fatto» sostiene l'esperto interpellato dal Giornale.

L'altra ipotesi è l'incendio a bordo, ma la tragedia non poteva consumarsi in soli tre minuti. «In casi precedenti i piloti hanno comunicato via radio l'emergenza e cercato di salvare l'aero per quasi mezz'ora», spiega Cenciotti.

Il mistero rimane fitto anche sul ruolo dei tre sceriffi dell'aria armati che scortavano il volo. «Le scatole nere sono due. Una registra tutte le comunicazioni nella cabina di pilotaggio, le voci ed i rumori d'ambente. Sarà fondamentale per capire cosa è accaduto», osserva l'esperto.

Ieri sembrava che il segnale delle scatole nere fosse stato localizzato in fondo la mare, ma dopo qualche ora un funzionario della compagnia aerea ha smentito il ritrovamento. La pista terroristica non è stata confermata da alcuna rivendicazione jihadista. In mare sono stati recuperati pezzi di aereo e oggetti personali dei passeggeri.

Le prime foto postate in rete dal portavoce delle forze armate egiziane mostrano giubbotti di salvataggio gialli, una scarpa, resti di sedili, una borsa, cuscini ed un pezzo della fusoliera.

I Fratelli musulmani, fuorilegge in Egitto, in un macabro comunicato prevedono «ulteriori disastri» ovviamente per colpa del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi.

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