Valeria Robecco
New York Se Donald Trump pensava di mettere a tacere le polemiche sul Russiagate con il licenziamento del direttore dell'Fbi James Comey si sbagliava. A meno di quarantott'ore dall'allontanamento dell'ex numero uno del Bureau la bufera non si placa, anzi, la situazione si fa sempre più complicata. Il Senato ha spiccato un mandato di comparizione per il generale Michael Flynn, l'ex consigliere per la Sicurezza Nazionale costretto alle dimissioni proprio nell'ambito dell'inchiesta sui legami tra membri della campagna del presidente Usa e uomini del Cremlino. Flynn sino ad ora si è sempre rifiutato di collaborare, e la commissione intelligence del Senato, che indaga sul Russiagate, ora vuole costringerlo a presentare alcuni documenti sui suoi contatti con funzionari di Mosca che ritengono rilevanti per lo sviluppo dell'inchiesta.
Nel frattempo ieri mattina, davanti alla stessa commissione, ha fatto il suo debutto Andrew McCabe come direttore ad interim dell'Fbi. «Denunceremo ogni tentativo di interferenza politica - ha assicurato - e informeremo il Congresso su eventuali sforzi per influenzare le indagini sulla Russia». Per ora, tuttavia, «non c'è stato alcun tentativo di impedire tali indagini del Bureau». McCabe ha poi spiegato di non aver «mai perso fiducia in Comey, che continuava ad avere un ampio sostegno». Parole che contraddicono quanto dichiarato dalla Casa Bianca, secondo cui l'ex direttore non aveva più il necessario supporto all'interno dell'agenzia. Comey, nel frattempo, ha scritto una lettera di commiato ai colleghi. «Ho sempre pensato che un presidente può licenziare il direttore dell'Fbi per qualsiasi ragione o anche per nessuna ragione - ha detto - Non voglio domandarmi il perché e il come sia avvenuto, è stato fatto e va bene così, anche se mi mancherete profondamente, sia voi che la missione a cui sono stato chiamato».
Un'altra grana per il tycoon arriva dal vice ministro della Giustizia, Gerald Rod Rosenstein, il quale ha minacciato di dimettersi dopo che la Casa Bianca lo ha dipinto come l'istigatore del licenziamento dell'ex direttore. Secondo il Washington Post, invece, Rosenstein avrebbe raccontato di essere stato convocato da Trump insieme al ministro della Giustizia Jeff Sessions per studiare il modo in cui silurare l'ex numero uno. Il presidente, però, si è preso la responsabilità, contraddicendo Pennsylvania Avenue e dicendo che «aveva già deciso di licenziare Comey» a prescindere dalle raccomandazioni ricevute da Rosenstein e Sessions. E mentre infiamma la polemica il Commander in Chief sta valutando di recarsi oggi al quartier generale dell'Fbi per lanciare un segnale distensivo, e forse anche per annunciare la nomina del nuovo direttore, che secondo i media dovrebbe arrivare entro fine settimana. Alla rosa dei papabili si è aggiunto il nome di Mike Rogers, ex parlamentare repubblicano e agente Fbi in Michigan, preso in considerazione anche per il ruolo di capo della Cia. E spunta l'ipotesi di una donna, la senatrice repubblicana Kelly Ayotte, avvocato 48enne già procuratrice generale e governatrice del New Hampshire.
Intanto rischia di saltare un'altra testa, quella del portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer. Secondo fonti della West Wing il presidente è insoddisfatto di come Spicer lo sta difendendo di fronte alla stampa, e starebbe pensando di sostituirlo con la vice Sarah Huckabee Sanders, figlia dell'ex candidato repubblicano alla presidenza ed ex governatore dell'Arkansas, Mike Huckabee.
Sanders già da giorni sta tenendo il briefing quotidiano al posto di Spicer, impegnato al Pentagono come riservista della marina militare. E proprio in questa occasione The Donald sarebbe rimasto colpito dalla sua efficacia e dal suo aplomb.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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