Coronavirus

Trump, Macron, Merkel e i politici a rischio, quando il virus minaccia il corpo dei leader

Proteggere i presidenti dal Covid-19 è una necessità ma anche un simbolo

Trump, Macron, Merkel e i politici a rischio, quando il virus minaccia il corpo dei leader

Si salvino i leader. Ora che il contagio da coronavirus dilaga e si espande e travolge ogni confine, allora bisogna difendere i capi. Da Trump a Macron, da Seehofer al presidente del parlamento europeo Sassoli: proteggere il corpo dei leader dall'attacco diventa di primaria importanza.

Il capo di gabinetto del presidente francese, Emmanuel Macron, si è messo in auto-isolamento dopo aver avuto contatti con un caso positivo al coronavirus. Patrick Strzoda, capo dello staff del presidente e uno dei suoi più stretti collaboratori, lavorerà da casa, ha fatto sapere l'Eliseo. «Come precauzione per il presidente, gli è stato chiesto di fare il telelavoro da casa sua. Sarà sottoposto al test. Il suo vice assicura la continuità del servizio», ha spiegato l'Eliseo. Trema la Francia, il Paese tra i più colpiti insieme alla Spagna, dopo l'Italia, che già conta cinque deputati positivi dal test. Colpito anche il ministro della cultura, Franck Riester, che negli ultimi giorni era stato a stretto contatto con Macron, e aveva partecipato a un meeting a Napoli: in autoisolamento nella propria casa, a Parigi. Intanto attorno al Capo dello Stato e all'Eliseo sono state rafforzate le misure di protezione con uno spazio creato intorno a lui, l'interruzione delle riunioni nei suoi uffici e la pulizia più accurata di uffici e oggetti che tocca. Intanto si è rifugiato in un centro per le chiamate di emergenza.

Chiuso in casa anche il ministro dell'Interno della Germania, Horst Seehofer, stretto collaboraotre della cancelliera Angela Merkel; lavorerà a Ingolstadt, in Baviera. Una forma di responsabilità verso tutti, almeno fino a quando non saranno resi noti i test al coronavirus effettuati su una persona con la quale era entrato in contatto pochi giorni fa a Bruxelles. Si corre ai ripari ora che la diffusione esonda, ora che incontrare gente e stringere mani ad ogni latitudine fa temere per il peggio. Lo ha capito bene l'eurodeputata verde Michèle Rivasi durante la miniplenaria a Bruxelles: «Ho una domanda per il presidente del Parlamento Europeo. Che facciamo per il Parlamento? Siamo un vero incubatore con migliaia di persone e siamo dei superdiffusori potenziali». Ogni Paese europeo è alle prese con questa malattia, i reparti degli ospedali presi d'assalto, e l'incubo peggiore è non avere abbastanza mezzi per fronteggiare questa piaga. «Sarei per chiudere il Parlamento per un certo periodo: vediamo qual è la situazione e poi ritorniamo. Credo che sia una situazione non sostenibile», conclude Rivasi. In autoquarantena anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli che spiega: «Ho deciso, essendo stato in Italia nell'ultimo fine settimana, di seguire le misure indicate e di esercitare la mia funzione di Presidente dal mio domicilio di Bruxelles». Una mossa che ricorda molto da vicino quella fatta da Attilio Fontana, il presidente della Lombardia che per primo tra i politici si era mostrato con la mascherina. «Il Parlamento continua a lavorare utilizzando altre modalità, ha spiegato Sassoli, nell'esercizio dei suoi doveri. Nessun virus può bloccare la democrazia». E la preoccupazione contagia anche lo staff del presidente degli Stati Uniti dopo che Mark Meadows, il deputato repubblicano appena nominato capo dello staff di Donald Trump, si è messo in quarantena per aver avuto contatti a rischio. Meadows, lo stesso che solo pochi giorni fa postava la sua foto al Congresso con maschera antigas per prendere in giro le precauzioni da contagio. Per ora è risultato negativo al test e Trump, fanno spere dalla Casa Bianca, non farà il test.

Per ora.

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