Trump di parola firma l'ordine "Compra e assumi americano"

Nel mirino chi ha abusato dei programmi di assunzione di stranieri a basso costo. Pronto un giro di vite sui visti

Trump di parola firma l'ordine "Compra e assumi americano"

New York «Comprare americano, assumere americani»: il presidente Donald Trump torna a occuparsi della politica interna e firma un ordine esecutivo che promuove, come promesso in campagna elettorale, un'agenda economica nazionalistica, mettendo gli Usa al primo posto. Per farlo Trump indirizza le agenzie federali ad apportare alcuni cambiamenti nel programma di concessione dei visti che rendano più difficile per le aziende - soprattutto quelle nel settore hi-tech della Silicon Valley - assumere lavoratori stranieri altamente qualificati a scapito di quelli statunitensi. Come ingegneri, esperti informatici, programmatori, scienziati. Inoltre, punta a una revisione nel sistema degli appalti pubblici per aumentare l'acquisto di prodotti made in Usa nei contratti federali.

Per firmare il decreto il tycoon sceglie un luogo simbolico, il quartier generale di Snap-on a Kenosha, in Wisconsin, Stato che ha conquistato nelle elezioni dell'8 novembre scorso e che ha votato un candidato repubblicano per la prima volta dal 1984. The Donald torna nel feudo del manifatturiero a stelle e strisce, meglio conosciuto come la Rust Belt, che si è impegnato a riportare ad antichi splendori dopo la decadenza degli ultimi decenni, causata da crisi interne e delocalizzazione in Paesi a basso costo della manodopera. «Questa politica assicura che nessuno verrà più lasciato indietro - afferma la Casa Bianca - Così proteggiamo la nostra industria dalla concorrenza sleale, privilegiamo i prodotti realizzati dai nostri concittadini e facciamo sì che quando viene creata nuova occupazione prima di tutto spetti ai lavoratori americani».

Per i funzionari dell'amministrazione Trump è un «passo storico», che aiuterà a proteggere produttori e dipendenti del proprio Paese. Sul fronte dell'hire american, assumere americani, il Commander in Chief punta l'indice verso i datori di lavoro che hanno abusato del programma sull'assunzione di stranieri, i quali si accontentano di stipendi inferiori rispetto ai cittadini Usa, che vengono così penalizzati. E vuole che i dipartimenti federali propongano una riforma dei visti H-1B, dedicati al personale altamente specializzato e con un elevato livello di istruzione, affinché vengano assegnati in base al merito. Mentre ora il governo distribuisce 65mila permessi ogni anno sorteggiati con una lotteria. A farne le spese saranno aziende come Google, Apple o Facebook, dove il 15% dei dipendenti nel 2016 e' stato assunto grazie a questo programma. Proprio Mark Zuckerberg è da sempre uno dei più strenui difensori del meccanismo. Intanto, quest'anno le richieste per gli H-1B sono calate a 199mila dalle 236mila degli scorsi 12 mesi, e gli esperti si chiedono se sia stato determinante l'effetto Trump.

Per quanto riguarda il buy american, comprare americano, il decreto punta a modificare le pratiche messe in atto negli appalti pubblici, per favorire l'aumento dell'acquisto di beni made in Usa nei contratti federali. «La visita del presidente sottolinea la necessità di valorizzare la forza produttiva americana», dice l'ad di Snap-On, Nicholas Pinchuk. «Il lavoro oggi è in un sistema di competizione globale - continua - E il modo migliore perché gli americani abbiano successo è dare loro le capacità tecniche per vincere contro i concorrenti. La riqualificazione della forza lavoro statunitense è fondamentale». Quello dell'America first, priorità all'America, sempre e comunque, è uno degli slogan fondamentali dell'agenda del tycoon, e questo vale a maggior ragione sul fronte dell'occupazione.

Oltre che, come dimostrato ampiamente nel corso dei suoi primi 90 giorni alla Casa Bianca, nel campo dell'immigrazione, dalla stretta agli irregolari al progetto del muro al confine con il Messico, passando per l'aumento dei controlli sui viaggiatori che arrivano nel Paese e l'intenzione di tagliare i fondi alle città santuario, quelle che difendono i clandestini.

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