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In tutta Europa lotta alla jihad. Da noi terzo rinvio al decreto

Parigi ha approvato le nuove norme in due settimane, Londra lo scorso novembre. Pure la Ue ha già discusso il nuovo piano. In Italia si litiga. Sono davvero tra noi? Sostieni il reportage

In tutta Europa lotta alla jihad. Da noi terzo rinvio al decreto

Londra, Francia e persino l'indolente Unione europea sono già pronti a combattere il terrorismo islamico con nuove leggi e nuove armi. Il nostro governo invece discute e temporeggia. Il terzo rinvio del decreto legge contenente le nuove, indispensabili norme antiterrorismo viene giustificato, a ben tre settimane dall'attacco a Charlie Hebdo , con la necessità di concentrarsi sull'elezione del presidente. «Fare un decreto su questi temi mentre sono in corso le consultazioni per l'elezione del capo dello Stato non c'è sembrato giusto», spiega il sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti negando, però, l'esistenza di divisioni all'interno del governo. Una giustificazione che non soddisfa il presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) Giacomo Stucchi. «Resto esterrefatto nel vedere che norme destinate a venir ratificate pochi giorni fa verranno approvate, se tutto andrà bene, appena la prossima settimana. Mai come stavolta - dichiara Stucchi al Giornale - erano presenti tutti gli elementi d'urgenza previsti dalla Costituzione. Ogni giorno perduto è un giorno regalato ai terroristi».

Secondo Stucchi dietro l'ennesimo rinvio non c'è la nomina del Capo di Stato, ma la questione della «superprocura», l'organismo chiamato a coordinare tutte le indagini sul terrorismo e a sintonizzarsi non solo con l'intelligence nazionale, ma con tutte le autorità simili a livello europeo e internazionale. Osteggiata da quanti, come il presidente del Copasir, ritengono «superfluo mettere in campo un'ulteriore struttura non ancora collaudata e di dubbia efficacia», la Superprocura è vista con diffidenza anche da chi ritiene imprudente condividere con la magistratura le informazioni sull'operato dei servizi segreti. Ecco perché la soluzione potrebbe essere la trasformazione della Superprocura in un'appendice della Direzione nazionale antimafia.

Una soluzione sottoscritta ieri, a nome dell'intelligence, da Marco Minniti. «La cosa migliore - spiega il sottosegretario - è creare una sezione specializzata nel terrorismo all'interno della Direzione nazionale antimafia, in modo da avere un elemento di forte coordinamento in una struttura che già esiste senza partire da zero». Mentre governo e istituzioni italiane discutono, gli altri Paesi europei sono già in trincea. Nel Regno Unito il decreto con le norme che prevedono il blocco alle frontiere dei reduci jihadisti, maggiori controlli su internet e telefoni e una stretta vigilanza su università, prigioni e luoghi di culto risale allo scorso novembre. La Francia, colpita al cuore dai jihadisti, ha impiegato due settimane per approvare le norme volute dal primo ministro Manuel Valls che prevedono investimenti per 425 milioni di euro e la creazione di 2600 nuovi posti di lavoro. E persino il Parlamento europeo, regno di tutti i rinvii e ritardi burocratici, ha discusso ieri il nuovo piano anti terrorismo proposto dalla Commissione Ue.

Il piano prevede tra l'altro la raccolta e la registrazione fino a cinque anni dei dati personali di tutti i passeggeri che viaggiano da e per l'Europa. E tra le 42 tipologie di informazioni registrate, non rientreranno solo nominativi, indirizzi e metodi di pagamento, ma perfino le preferenze alimentari. La scelta di un menu islamico rigorosamente halal sarà ad esempio motivo di segnalazione e comporterà la registrazione in un database centrale al quale avranno accesso polizia e forze di sicurezza. Nulla comunque in confronto a quello che già avviene negli Stati Uniti.

Lì, come spiega il Wall Street Journal , è già perfettamente operativo - e a disposizione di tutte le forze di polizia e di sicurezza - un sistema di rilevamento delle targhe attraverso telecamere capace di registrare ed immagazzinare i movimenti degli automobilisti su tutte le principali strade degli Stati Uniti.

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