Cronache

Uccide la moglie malata e poi fa harakiri. Il segreto in due lettere

Tetsuo Sakamoto era un famoso docente universitario. Lasciati scritti i motivi del gesto

Roma. Harakiri a Roma. Lei, con la testa fracassata, in camera da letto. Lui nella vasca da bagno: le mani stringono ancora il coltello conficcato nell'addome. Sequestrate due lettere, scritte con gli ideogrammi giapponesi, una indirizzata al figlio Mario, 57 anni, una ai loro fidati domestici.

Ha fatto davvero harakiri, seppuku nella lingua scritta, l'antico rituale per togliersi la vita dei samurai, il professor Tetsuo Sakamoto, 91 anni, dopo aver ucciso la moglie Eiko, 92 anni, colpendola a morte mentre dormiva? È giallo sulla morte assurda della coppia di anziani giapponesi, da anni nella capitale, trovati senza vita giovedì mattina nel loro appartamento al quarto piano in via Civitella d'Agliano 3, a Collina Fleming. A scoprire i corpi uno dei due badanti. L'uomo, secondo quanto raccontato alla polizia, sarebbe arrivato in mattinata, poco prima delle ore 10. La porta chiusa a doppia mandata dall'interno, in casa nulla fuori posto. La scena che gli si presenta davanti è agghiacciante. E il domestico telefona immediatamente al 112. Sul posto gli agenti del commissariato Ponte Milvio e il magistrato di turno. Il medico legale non può far altro che constatare il decesso di entrambi, avvenuto poche ore prima. Secondo quanto mette a verbale il badante, li avrebbe lasciati a tarda notte, verso le tre, ancora vivi. L'uomo, che la sera lavora anche in una pasticceria, di solito li accudiva fino alle prime ore della notte. Poi tornava la mattina dopo per le faccende domestiche. Difficile pensare a una messinscena, tanto che la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio-suicidio. Per chiudere il caso si attendono i risultati dell'autopsia sui due corpi e le analisi di laboratorio sull'arma usata da Sakamoto per uccidersi. Non è chiaro con quale oggetto sia stata uccisa la donna, una persona gravemente malata. Proprio la malattia terminale della moglie sarebbe alla base della drammatica decisione. Il figlio, sposato con una donna italiana, avrebbe confermato che ogni cosa nell'appartamento è al suo posto. Insomma non mancherebbe nulla. Tanto che gli inquirenti non avrebbero dubbi.

Persone garbate, il professor Sakamato e la moglie, benvoluti dai vicini. «Mai uno screzio, riservati ma sempre educati», commentano mentre la polizia mortuaria porta via i corpi. Nominato commendatore della Repubblica, il professor Sakamoto aveva insegnato per 32 anni nella prestigiosa Università Orientale di Napoli, oltre a vari saggi scritti sulla cultura giapponese, come «Il Contributo di Maejima Hisoka al Movimento Genbun-Itchi» del 1978, e sulle conseguenze della bomba atomica su Hiroshima. A Tokyo il professor Sakamoto aveva insegnato italiano all'Università degli Studi per stranieri mentre a Napoli era docente di lingua giapponese e dottrine orientali. Negli anni Ottanta aveva partecipato ai Meeting di Rimini ed è stato vicepresidente dell'Associazione Italia-Giappone. Sulle due lettere, scritte a mano con antichi ideogrammi kanji, la Procura ha disposto una perizia calligrafica per stabilire se effettivamente sono state redatte da Sakamoto.

Un esperto di antiche lingue orientali, inoltre, è stato incaricato della traduzione delle due lettere-testamento.

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