Roma - Il parto è stato faticoso, ma alla fine la creatura bersanian-dalemiana è nata. Con gran fanfare e foto di gruppo postate sui social, in cui Speranza e Gotor fanno cheese, ma gracilina: ieri mattina erano 37 i deputati di Mdp (Movimento dei democratici e progressisti, perché il nome Dp è contestato dal Pd calabrese che lo usò per una lista), ma nel pomeriggio erano già diventati 36 causa defezione di Gianni Melilla, ex Sel. E dal gruppo Pd (303 deputati) ne sono usciti alla fine solo in 17 dietro a Bersani, e 13 al Senato (più Casson, che però aveva da tempo rotto con il Pd). «Ma ci sono altri parlamentari che ci guardano con grande interesse - giura Speranza - solo che hanno bisogno di un percorso più lungo». Sarà.
Intanto però ieri a Montecitorio, mentre il presidente di turno Roberto Giachetti dava l'annuncio ufficiale della costituzione del nuovo gruppo nato dalle scissioni parallele di Pd e Sel, dei diretti interessati in aula non c'era l'ombra. Un po' perché impegnati in defatiganti riunioni per dividersi i posti dell'organigramma, un po' perché in aula non sanno dove sedersi. Bersani e i suoi infatti hanno aperto un contenzioso con il Pd, reclamando i seggi alla loro sinistra. I democrat hanno risposto picche, e ora la patata bollente passa alla presidenza della Camera, che dovrà assegnare loro una collocazione: c'è uno spazio in «piccionaia» nei banchi più in alto sopra a quelli di Sinistra Italiana. Stessa questione per gli spazi: i bersanian-dalemiani reclamano, sia alla Camera che al Senato, un pezzo degli uffici ora in uso al gruppo Pd, e relativo personale. A Palazzo Madama la richiesta è stata anche quantificata: 95 metri quadri. Dal Pd fanno notare che Roberto Speranza già usufruisce di un ufficio da ex capogruppo e che comunque gli spazi non mancano nel palazzo adiacente a Montecitorio.
I capigruppo saranno entrambi ex Pd: Francesco Laforgia (ex dalemian-cuperliano) alla Camera e Cecilia Guerra (bersaniana) al Senato. Il primo è stato scelto perché giovane, telegenico e anche perché da segretario del Pd milanese partecipò all'operazione Pisapia ed è in ottimi rapporti con l'ex sindaco, con il quale Dp cerca un aggancio politico e soprattutto elettorale. La seconda è stata scelta in quanto donna.
Ora si aprirà la questione di come vota il gruppo Dp, che ad ogni appuntamento parlamentare serio rischia di dividersi tra ex Sel ed ex Pd. Il primo banco di prova sarà nei prossimi giorni l'esame dei decreti Minniti su immigrazione e sicurezza, su cui è probabile un voto di fiducia. E le posizioni dentro Dp sembrano piuttosto divergenti: «Certo che li voteremo», dice Guglielmo Epifani (ex Pd). «Non potremmo mai sostenere proposte securitarie», dice Arturo Scotto (ex Sel).
Speranza prende tempo: «Ragioneremo e troveremo di certo una posizione unitaria». Si vedrà. «Assicureremo al governo gli stessi voti di prima», si barcamena La Forgia. Insomma, ognuno dentro Dp resterà sulle sue posizioni, metà col governo e metà no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.