Ultrà croati minacciano l'europeo

Non solo inglesi e russi: promessi disordini per la gara di martedì

Matteo Basile

Come se non bastasse l'allerta terrorismo. Come se gli allarmi bomba non fossero sufficienti. Come se le botte in mondovisione tra hooligans inglesi e russi non fossero state abbastanza. A gettare un ulteriore velo di ansia e violenza sugli europei francesi ci pensano i tifosi (si fa per dire) della Croazia. Scatenati, fuori controllo e pronti a fare ancora peggio. Venerdì hanno ferire uno steward lanciando petardi in campo, facendo sospendere per alcuni minuti la partita con la Repubblica Ceca. L'Uefa ha accusato i croati anche di cori razzisti, violenza e lancio di oggetti in campo e domani, a 24 ore dalla partita decisiva contro la Spagna, arriverà la sentenza. E la squadra favorita per affrontare l'Italia negli ottavi di finale potrebbe fare la valigie prima del tempo. Anche perché i segnali che arrivano dai tifosi sono pessimi.

La tifoseria croata è già sotto diffida dopo aver provocato incidenti a Malta, Budapest e Milano. A Spalato, proprio nella gara contro l'Italia, disegnarono una svastica in campo. Ed ora, nonostante la spada di Damocle della squalifica, nuove inquietanti minacce. Sulla pagina Facebook «Torcida Split 1950» è stata pubblicata una foto dello stadio di Bordeaux, dove martedì si dovrebbe giocare la partita contro la Spagna, con delle frecce segnate a mano che indicano i settori dello stadio e questo messaggio: «C'è un nuovo piano, arrivano rinforzi da Zagabria», con riferimento a un gruppo ultrà di Zagabria, storicamente in contrasto con la Federcalcio croata.

Il calcio infatti è solo un pretesto.

Le azioni degli ultrà croati sono guidate dall'odio, politico e sociale, verso i vertici del Paese, tanto che la presidente della Repubblica Kolinda Grabar Kitarovic, ha parlato apertamente di «nemici della Croazia che odiano la nazionale di calcio e la patria». A nulla sono valsi finora anche gli appelli delle star del calcio. Gli ultrà croati sono pronti a combinare disastri.

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