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Un'altra manovra in arrivo: così si preparano a stangarci

Il governo non esclude "piccoli aggiustamenti" mentre Bruxelles spinge per un salasso. Forza Italia: "Serviranno 50 miliardi di tasse e tagli"

Un'altra manovra in arrivo: così si preparano a stangarci

Non è da escludere la possibilità che il governo metta ancora le mani nelle tasche degli italiani. Una discussione su una nuova manovra «è prematura» ma «piccoli aggiustamenti, senza sconquassi» sono possibili. Il viceministro dell'Economia, Enrico Zanetti, a SkyTg24 ha confermato i peggiori scenari che Via XX Settembre sta cercando di scongiurare. La crescita inferiore alle attese del Pil nel 2015 (+0,6%, +0,7% il dato grezzo), infatti, renderà difficilmente conseguibili gli obiettivi prefissati per l'anno in corso: crescita economica dell'1,6% con debito/Pil in calo al 132,2 per cento.Al Tesoro è ben presente il rischio che l'Ue possa chiedere sin da questa primavera un aggiustamento dei conti. L'incremento del deficit propugnato dalla Stabilità (dall'1,6% al 2,5%) è solo parte del problema. Secondo quanto trapela da fonti governative, sarebbe intenzione del ministro Padoan cavarsela con gli 1,2 miliardi (su 3,2 miliardi complessivi) non ancora utilizzati, ma richiesti nell'ambito della clausola migranti. In realtà, il sacrificio imposto da Bruxelles potrebbe essere ben maggiore anche se tanto Zanetti quanto il ministro dell'Interno Alfano («Non credo ci sia la necessità di manovre correttive») hanno cercato di minimizzare.«Con un Pil reale inferiore all'1% nel 2015 e un'inflazione non superiore allo 0,2%-0,3%, la crescita nominale nel 2016 non supererà l'l,2-1,3%», ha dichiarato di recente il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, proprio per sottolineare che le stime economiche dell'esecutivo sono sballate e che, anche in assenza di un intervento correttivo sui conti nell'immediato, in autunno servirà una Stabilità da almeno 50 miliardi di euro. «È il disastro che si è costruito per comprare il consenso con gli 80 euro, con il bonus ai diciottenni, con le assunzioni nella scuola e con tutte le altre tante mance distribuite a pioggia», ha chiosato l'economista senza andare troppo per il sottile. Una lettura totalmente agli antipodi con quella del premier Renzi il quale non fa altro che ripetere che «si continua a combattere con la filosofia dei decimali che ha causato la recessione». Insomma, se fosse per Palazzo Chigi, si continuerebbe a finanziare la spesa in deficit sperando che possa produrre una solida inversione di tendenza.L'allarme di Brunetta è però fondato. Se l'Europa dovesse chiedere un intervento inferiore ai 5 miliardi di euro, il governo potrebbe tirare fuori dal cilindro qualche fantomatico risparmio di spesa per non aumentare immediatamente le tasse. Ma se il discorso fosse rinviato a settembre, la musica cambierebbe perché tra 2017 e 2018 si devono disinnescare 35 miliardi di clausole di salvaguardia sotto forma di aumenti dell'Iva e delle accise. A quel punto la spending review minimal non sarebbe più sufficiente e i casi sarebbero due: o accettare un incremento delle aliquote dell'imposta sul valore aggiunto o tagliare i bonus fiscali, il che di per sé significa un incremento delle tasse.Non si può, tuttavia, non rimarcare come l'entrata a gamba tesa di Zanetti potrebbe anche spiegarsi con la decisa contrarietà del viceministro alla riforma delle Bcc che offre una scappatoia veloce alle banche toscane (e filorenziane), gelose della propria autonomia. Proprio Renzi ha spiegato a Repubblica il suo disegno: il «modello Unipol». Le banche, che non entreranno nel gruppo unico, si trasformeranno in spa, ma l'azionista di controllo sarebbe una coop o una società di coop come per il gruppo assicurativo bolognese.

Insomma, un «modello Fondazione» che in tempi passati tanto piaceva a Vincenzo Visco e a Massimo D'Alema.

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