A metà pomeriggio, grazie al testa-coda imposto da Casaleggio ai senatori grillini, che annunciano il no al famoso «emendamento-canguro», la legge sulle unioni civili va a sbattere contro un muro. E il Pd si ritrova di fronte al rischio di andare in minoranza nell'aula di Palazzo Madama. In quei momenti di caos e concitazione in Senato, Matteo Renzi sta salendo sull'aereo per tornare in patria dall'Argentina e viene informato in tempo reale. Dei cinquestelle, i cui voti erano necessari per far passare il «canguro» firmato dal renziano Marcucci, e mettere in sicurezza il ddl Cirinnà e la stepchild adoption, sventando la roulette dei voti segreti sugli emendamenti ostruzionistici del fronte anti-gay, il premier non si è mai fidato troppo: «Attenti, che i grillini sono spaccati al loro interno e non riescono a tenere una posizione», aveva avvertito. Ora i democrat attendono il ritorno di Renzi per capire come salvare la legge, che rischia di affondare nella palude ostruzionistica del Senato. Una soluzione la offre Maurizio Gasparri da Forza Italia: «Se il Pd decide di stralciare la stepchild adoption, che è l'unico punto davvero controverso, l'80 per cento di Forza Italia vota la legge Cirinnà. E persino io, invece di votare contro, mi vado a prendere un caffè». L'ipotesi, in casa renziana, è allo studio per uscire dall'impasse. «Dobbiamo capire se andare avanti così o se è più saggio lo stralcio per trovare una maggioranza che vari finalmente questa legge», ragiona il premier con i suoi. Il Pd e Sel ieri sera hanno chiesto una sospensione dei lavori, si riprende oggi ed è probabile che il canguro venga ritirato. «Oggi eravamo sotto di 14 voti, se si fosse andati alla conta sul canguro la legge sarebbe morta subito. Così invece possiamo provare ad andare avanti», spiegano da Sel. Sarebbero mancati i voti dei cinquestelle e quelli della pattuglia cattodem. Intanto in aula si litiga sui senatori «pianisti», il presidente del Senato Pietro Grasso avverte: «Chi lascia l'aula porti con se la tessera o verrà multato». E i grillini fanno tana all'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano: «È uscito dall'aula ma ha lasciato la tessera qui».Al telefono con lo stato maggiore del Pd, Renzi non si mostra sorpreso: «I grillini hanno fatto un voltafaccia clamoroso, sono dei voltagabbana traditori», dice. «Non penso che sia stata una mossa politica solo per fare un dispetto a noi. Ma se lo fosse sarebbe ancora peggio».Il Pd si avviava con moderato ottimismo al voto sul canguro, quando dai grillini hanno cominciato ad arrivare segnali di tentennamento. «Tranquilli, li convinciamo tutti a votare l'emendamento Marcucci per salvare le unioni civili», assicurava via sms Alberto Airola, il cinquestelle più a favore del ddl Cirinnà. Ma poco dopo, nella migliore tradizione stalinista, proprio lui è stato spedito in aula ad arrampicarsi sugli specchi per annunciare che invece no, i grillini avrebbero votato contro l'escamotage anti-ostruzionismo. Il leghista Gian Marco Centinaio, che lo ascoltava dagli schermi del Transatlantico, esplode in un urlo di giubilo e fa il gesto dell'ombrello: «Tiè!». Radiosi escono dall'aula gli alfaniani, che per tutto il giorno avevano corteggiato i grillini; i cosiddetti cattodem come Rosa Maria Di Giorgi sprizzano gioia per lo smacco inferto a Renzi («E che sarà mai, hanno aspettato tanti anni per avere questa legge, aspetteranno un altro po'») e anche il bersaniano Miguel Gotor non riesce a trattenere il sorriso.
Il fronte anti-Renzi si gode il suo momento di inaspettata rivalsa, mentre il Pd fa partire il bombardamento sui Cinque Stelle: «Lo stop ai diritti civili è dovuto al tradimento di Grillo e dei suoi oligarchi», tuona Debora Serracchiani. Oggi la giostra riparte, con molte più incertezze di ieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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