nostro inviato a Taormina (ME)
Quattro esordienti «di peso» (Donald Trump, Emmanuel Macron, Theresa May e Paolo Gentiloni), due presidenti eletti da poco o pochissimo (quello americano e quello francese) e due leader che presto saranno alle prese con un delicato passaggio elettorale (il primo ministro inglese e la cancelliera tedesca). Quello che si apre oggi a Taormina è un G7 diverso da molti altri, non fosse altro perché per la maggior parte dei protagonisti rappresenta un appuntamento importante sia politicamente che sotto il profilo dell'immagine. Per capirci, nessuno probabilmente neppure Trump vuole caricarsi sulle spalle il fallimento di un vertice che arriva all'indomani dei tragici fatti di Manchester.
Ecco perché soprattutto in questi ultimi giorni il premier italiano si è speso molto per cercare di mediare tra le diverse posizioni in campo nella speranza di evitare che, in particolare sul fronte della lotta al terrorismo, il summit si risolva in un sostanziale flop. Che la partita non sia facile, non lo nega neanche Gentiloni. «In Sicilia ci sarà un confronto su temi che interessano centinaia di milioni di persone, si potrebbe dire l'umanità intera, dal cambiamento climatico al commercio, dalle migrazioni ai rapporti con l'Africa. Insomma ammette il premier al vertice Nato di Bruxelles non sarà un confronto semplice ma la presidenza italiana cercherà di renderlo utile e capace di far convergere posizioni». A partire dall'emergenza terrorismo, che la strage di Manchester ha reso quanto mai attuale. Su questo punto si attende una risposta del G7, con la diplomazia italiana che avrà il compito di mediare tra le posizioni dei leader europei che sottolineano anche l'importanza dell'integrazione e della collaborazione con i Paesi in cui cresce Daesh e quella di un Trump decisamente più incline ad un approccio duro sul fronte della security e dell'intervento militare. Sarà questa, insomma, la vera sfida di Gentiloni e della diplomazia italiana. Che comunque ha già portato a casa un sostanziale via libera per una dichiarazione comune sulla «sicurezza dei cittadini» (parole di Gentiloni).
Si tratta di un documento di 15 punti in cui si condanna l'Isis e nel quale i leader riuniti a Taormina si impegnano per portare la lotta al terrorismo «al livello più alto» e a dare la caccia «senza sosta» non solo ai responsabili ma anche «a chi li aiuta».
Un testo ambizioso, che ha l'obiettivo di mandare il messaggio di un G7 unito e compatto nella lotta al terrorismo. Perché, spiega Gentiloni, «serve una risposta ferma» e l'unica strategia per combattere il terrore è quella di «essere uniti nell'assicurarci che i nostri cittadini siano al sicuro».
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