Un'onda rosa in Europa: spunta l'ipotesi Merkel presidente del Consiglio

Salgono le quotazioni della liberale Verstager per la Commissione. Voci sulla Cancelliera

Un'onda rosa in Europa: spunta l'ipotesi Merkel presidente del Consiglio

La battaglia per le poltrone che contano a Bruxelles è ufficialmente aperta. Una serie di nomine ai massimi livelli dovranno essere concordate da qui ai prossimi mesi, e i negoziati tra i numerosi Paesi interessati saranno condizionati dai risultati delle elezioni dell'Europarlamento della scorsa settimana. I quali non hanno portato il tanto temuto exploit dei sovranisti, ma comunque al ridimensionamento dei due principali gruppi «europeisti» i popolari e i socialdemocratici che non hanno più da soli la maggioranza assoluta nell'Europarlamento: diventa indispensabile far entrare nella stanza dei bottoni anche la terza forza liberale, con inevitabile rivoluzione nelle già complesse partite del potere a Bruxelles. Vediamo le nomine in gioco e con quali prospettive vengono discusse.

COMMISSIONE EUROPEA

Prima del piccolo terremoto provocato dal voto popolare, si dava per certo che il nuovo presidente della Commissione Europea (l'«esecutivo di Bruxelles») sarebbe stato il candidato prescelto dal gruppo più forte, il cosiddetto Spitzenkandidat. I popolari europei hanno ottenuto la maggioranza relativa, e il loro uomo è il tedesco Manfred Weber, che si aspettava quindi di succedere automaticamente a Jean-Claude Juncker. Ma l'entrata in gioco dei liberali, egemonizzati dal presidente francese Emmanuel Macron, ha scompaginato i giochi. Macron non vuole Weber, e questo lo mette in contrasto con la cancelliera tedesca Angela Merkel con cui si è incontrato martedì scorso. Il leader dell'Eliseo appare intenzionato a far valere la sua posizione di forza, anche se evita di enfatizzare in pubblico le sue incomprensioni con la Merkel. Principale obiettivo di Macron è consolidare un fronte di centrosinistra da contrapporre a quello sovranista. Per la successione a Juncker i tempi saranno lunghi: al momento godono di buoni pronostici la liberale danese Margrethe Verstager e Michel Barnier, che come capo negoziatore dell'Ue con Londra sulla Brexit non ha ottenuto granchè, ma è francese, e seppur di area popolare è gradito a Macron.

PRESIDENTE DEL PARLAMENTO

Finita anche qui la consuetudine dell'alternanza tra un presidente popolare e uno socialista, il capogruppo storico dei liberali europei Guy Verhofstadt che già aveva tentato invano la scalata due anni fa sembra intenzionato a tornare alla carica per succedere ad Antonio Tajani.

CONSIGLIO EUROPEO E BCE

Sono altre due presidenze prossimamente in scadenza e di grande importanza. Queste due nomine saranno inevitabilmente condizionate dalle precedenti, in un complesso gioco di equilibri tra i Paesi più forti dell'Ue e i gruppi politici da rappresentare. Il polacco Donald Tusk, presidente uscente del Consiglio Europeo (che riunisce i capi di Stato e di governo dei Ventotto e che ha voce in capitolo nelle principali decisioni che vengono prese a Bruxelles), condividerebbe con Macron l'intenzione di scegliere una donna come successore, e in questa fase si vocifera addirittura di Angela Merkel. Quanto alla Banca Centrale Europea, in ottobre scadrà il mandato di Mario Draghi: Berlino spinge per affidare la presidenza al falco Jens Weidmann, la cui politica monetaria metterebbe in difficoltà l'Italia, ma sono in campo anche il francese Villeroy de Galhau e il finlandese Erkki Liikanen, più «draghiani».

I GIOCHI ITALIANI

Inutile negarlo, la nostra posizione è debole. Sia perché siano attualmente sovrarappresentati ai vertici, con Tajani, Draghi e Federica Mogherini contemporaneamente, sia perché il governo Conte è isolato a Bruxelles. Conte dovrà puntare per la nostra rappresentanza in Commissione su una figura di alto profilo non troppo caratterizzata politicamente: non facile.

Intanto Matteo Salvini gioca la sua partita all'interno del fronte sovranista: incassato un no dall'inglese Farage (che potrebbe però cambiare idea nei prossimi giorni), il leader leghista lavora alla formazione di un gruppo europeo da 73 deputati insieme con la francese Marine Le Pen, l'estrema destra tedesca di Afd, quella austriaca dell'Fpoe e altri gruppi minori. Da notare che se Farage decidesse di affiliarsi a questa nuova Alleanza Europea delle Nazioni e dei Popoli, i suoi attuali alleati grillini resterebbero spiazzati.

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