Vacanze infinite in Regione. I Consigli sono ancora chiusi

Nelle prime due settimane dell'anno le sedute d'aula latitano: così la pausa invernale dura quasi un mese

Vacanze infinite in Regione. I Consigli sono ancora chiusi

La politica sarà pure quella passione che non consente di avere pause. Fatto sta che i consiglieri regionali di molte regioni italiane - prima con lunghe ferie estive, poi con una comoda sospensione invernale - quella passione possono spesso e volentieri coltivarla in piena libertà da orari, convocazioni e presenze in aula. Se poi il rappresentante del popolo intenda curare il collegio o la propria tintarella è questione delegata al suo senso di responsabilità.

La questione delle ferie monstre degli eletti nelle Regioni viene riportata sotto i riflettori da lanotiziagiornale.it. La fotografia scattata dal quotidiano non è precisamente confortante. Nelle prime due settimane del 2017, infatti, in ben pochi consigli regionali è stata convocata almeno una seduta d'aula.

Il viaggio inizia dalla Calabria. Qui nella Regione guidata dal 2014 da Mario Oliverio l'ultima convocazione è avvenuta il 21 dicembre. Ieri una convocazione è arrivata per la commissione Affari istituzionali, tutto tace per l'aula. Situazione simile nella Regione Basilicata - guidata da Marcello Pittella - dove il 12 gennaio è stata convocata la Commissione Bilancio. Tutto fermo nella Campania di Vincenzo De Luca. Qui l'ultima seduta d'aula è quella del 29 dicembre. Nelle commissioni il lavoro è ripreso a partire dal 9 gennaio, il consiglio regionale è ancora fermo.

Si procede a scartamento ridotto nel Lazio guidato da Nicola Zingaretti dove la prima convocazione dell'aula è fissata per la giornata di oggi. In Abruzzo il sito istituzionale informa che «il Presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio ha convocato martedì 24 gennaio alle 11,00 l'Assemblea regionale nella sede del Comune di Pescara. La sessione invernale del Consiglio si aprirà, dopo la discussione delle interrogazioni e interpellanze». Martedì 17 c'è stata la riunione dei capigruppo, ieri la riunione della commissione di Vigilanza.

Spostandosi al Nord la situazione non migliora di molto. Se in Lombardia e in Liguria la macchina consiliare è già stata riavviata il 10 gennaio, la ripresa post-natalizia nel Friuli guidato da Debora Serracchiani è decisamente lenta. L'ultima assemblea risale al 20 dicembre, mentre si stanno rimettendo in moto i lavori delle Commissioni. La seduta d'aula è prevista per martedì 31 gennaio. In Piemonte, invece, i consiglieri regionali sono tornati all'opera soltanto martedì 17 gennaio. Esattamente come in Molise dove però il maltempo ha fatto slittare una convocazione inizialmente prevista per il 10. Infine, la Toscana di Enrico Rossi. L'ultima seduta del consiglio regionale del 2016 è del 21 dicembre. La ripresa è avvenuta l'altroieri - 17 gennaio - con una riunione straordinaria a Pistoia, una seduta «in trasferta» per festeggiare la nomina della città a capitale italiana della cultura per il 2017.

In Puglia il consiglio regionale inizialmente previsto per il 10 gennaio è stato rinviato al 17 per le criticità meteorologiche, le commissioni sono però ripartite prima. In Sicilia e Sardegna la ripresa è avvenuta tra il 10 e l'11. In Valle D'Aosta i lavori sono ripartiti l'11 gennaio dopo una pausa di tutto rispetto visto che l'ultima convocazione d'aula risaliva al 15 dicembre.

Sempre La Notizia - molto attenta all'attività delle Regioni - aveva ricordato, in un altro articolo, il costo per cittadino dei consiglieri. In particolare confrontando i costi 2015 dei Consigli regionali, il quotidiano diretto da Gaetano Pedullà, faceva notare come quello calabrese costi oltre 75 milioni di euro, ovvero 38 euro a cittadino, neonati compresi.

Un rapporto superiore anche a quello siciliano (l'Assemblea dell'isola è stata nel 2015 la più costosa in assoluta: oltre 158 milioni), il più alto in tutta Italia, secondo solo a quello della Basilicata, dove ogni cittadino spende per mantenere il proprio Consiglio regionale 46 euro a testa. Numeri e costi importanti che, al netto della demagogia, rappresentano un invito ad aumentare la produttività e, magari, tagliare le lunghe pause estive e invernali.

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