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Il "vaffa" di Casaleggio ai carrieristi grillini. E il Movimento lo epura

Il figlio del cofondatore minaccia l'addio e sta con Dibba. I garanti: "Iniziativa personale"

Il "vaffa" di Casaleggio ai carrieristi grillini. E il Movimento lo epura

Poco prima del pranzo della domenica le chat impazziscono. I telefoni dei parlamentari diventano bollenti. «Questa è una scissione, è chiaro che ha detto che vuole andare via, ha esortato chi sta con lui a seguirlo in una cosa nuova che farà», spiega agitato un portavoce mentre compulsa lo smartphone cercando di mettersi in contatto con i colleghi. Nelle ore immediatamente successive al post di Davide Casaleggio, pubblicato sul Blog delle Stelle e rilanciato su Facebook, deputati e senatori sono nel panico. In effetti il messaggio lanciato da Casaleggio ha qualcosa di epocale. È la prima volta che il figlio del cofondatore del M5s si butta a pesce nella polemica politica interna. Messo alle corde come non mai, decide di reagire anziché cercare una mediazione.

«Ora è arrivato il momento di prendere posizione», dice. E la presa di posizione arriva il 4 ottobre, giorno di San Francesco, nell'undicesimo anniversario della fondazione del M5s. Una data simbolica, che dopo più di un decennio potrebbe segnare il primo passo verso la scissione. Cita il padre e va subito all'attacco dei parlamentari: «Conosceva profondamente l'animo umano - scrive riferendosi a Gianroberto - e non gli sfuggiva la possibilità che qualcuno, una volta eletto nelle istituzioni, avrebbe potuto provare, perseguendo il proprio interesse carrieristico, ad annullare il ruolo degli iscritti e il concetto stesso di portavoce». Casaleggio ha dichiarato una guerra che potrebbe finire a carte bollate, perché Rousseau è legata indissolubilmente al M5s da uno Statuto che, fino a quando non verrà cambiato, sarà l'arma principale nelle mani dell'imprenditore. Luigi Di Maio fa una dichiarazione motivazionale: «Abbiate fiducia nel cambiamento, rimaniamo uniti e guardiamo avanti».

Casaleggio manda un Vaffa a tutti quelli che parlano di dare una struttura al M5s: «Il M5s è nato proprio con alcune promesse agli iscritti e agli elettori, la prima di queste è che non saremmo mai diventati partito». Il guru difende Alessandro Di Battista e risponde a Luigi Di Maio, che aveva accusato implicitamente l'ex deputato di guardare indietro: «Non guardare indietro significa non avere nostalgia di come eravamo nel 2009, ma neanche guardare al 1950». La scissione è una prospettiva concreta: «Garantiremo le attività che verranno richieste dal Capo Politico del M5s, così come abbiamo sempre fatto con serietà e lealtà, per la realizzazione del percorso che il MoVimento riterrà di voler fare, ma qualora, per qualche motivo, si avviasse la trasformazione in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito». Nella resa dei conti finale, il capo di Rousseau rivela: «Quando mi è stata offerta la guida di un ministero, ho rifiutato pensando che il ruolo di supporto del movimento fosse più importante». Proprio come sarebbe accaduto a Di Battista, che condivide il post di Casaleggio e lo rilancia sulla sua pagina Facebook. Ma la scissione si materializza plasticamente in serata. Con un post dell'account ufficiale del M5s. «Il post pubblicato in data odierna sul Blog delle Stelle a firma Davide Casaleggio rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del M5s». Il messaggio, firmato dal Comitato di Garanzia composto da Giancarlo Cancelleri, Roberta Lombardi e dal capo politico pro-tempore Vito Crimi si conclude così: «Il fatto che il Blog delle Stelle sia gestito dall'Associazione Rousseau non autorizza il suo presidente a utilizzarla per veicolare suoi messaggi personali non condivisi con gli organi del M5s, il Movimento siamo noi, tutti, non è appannaggio di qualcuno in particolare». Un post che avrebbe avuto l'avallo di Di Maio. «Qua finisce male», dice una fonte parlamentare. Il 4 ottobre è l'alfa e l'omega.

Dalla fondazione alla (quasi) scissione.

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