Tra crac bancari e vasi di Pandora non c'è più alcuna differenza: ne scopriamo delle belle ogni giorno di più. Basta vedere cosa è successo questa settimana, con la pubblicazione dell'elenco dei nomi eccellenti dei debitori di Veneto Banca che fa da contraltare alle reticenze del direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, nell'audizione tenuta davanti alla Commissione d'inchiesta parlamentare sulle banche.
Presidente della commissione medesima è un politico di lungo corso, Pier Ferdinando Casini che, in «zona Cesarini» cerca di concludere le indagini prima dello scioglimento delle Camere: è sempre stato piuttosto diplomatico ma ieri, sentendolo al telefono, è apparso molto più tranchant, così come è stato, nelle sue dichiarazioni, anche Renato Brunetta, «vice» della stessa commissione. Dopo le ultime audizioni, il parlamentare bolognese definisce «sconfortante» la situazione: risparmiatori truffati perché non sufficientemente informati sulla collocazione di certi prodotti tossici, operazioni clientelari per favorire il potente di turno e via di questo passo. Se un mese fa l'ex presidente della Camera aveva parlato di «uno spettacolo non bello», oggi non usa davvero mezze misure per il semplice motivo che, in queste settimane, sono emerse molte, troppe, operazioni «borderline». Casini cita un caso: le transazioni «baciate», cioè i crediti elargiti a imprenditori anche di primo piano in cambio dell'acquisto delle azioni dello stesso istituto. Tutto sulla pelle dei piccoli risparmiatori.
A questo punto, dopo quanto ci ha ribadito lo stesso presidente della commissione, dobbiamo tornare a chiederci: cosa ha fatto la Vigilanza della Banca d'Italia per impedire tante furbate e molte truffe vere e proprie? Come si è davvero comportato il governatore Visco che è stato riconfermato al vertice di via Nazionale solo grazie all'«effetto-boomerang», con relative accuse d'ingerenza, della mozione parlamentare presentata da Renzi e dal Pd? In questo caso, Casini non ha sparato a zero su Palazzo Koch ma ha parlato, pur sempre, di un sistema di controllo in cui non tutto ha funzionato a dovere: si poteva certo vigilare meglio perché lo dicono i fatti anche se, in molti casi, lo stesso organo di controllo è stato deliberatamente aggirato. In un'intervista, il «supercommissario» delle banche ha parlato proprio dell Montepaschi dove alcuni contratti erano stati tenuti ben segregati in una cassaforte e sono, così, restati top secret per tutti. Ma in altri casi è successo esattamente il contrario e l'esempio più lampante è la pubblicazione di questi giorni della lista secretata, in mano alla stessa commissione parlamentare, con i nomi dei debitori delle banche venete: chi è stata la «talpa»? Ad ogni buon conto, Casini ha presentato subito un esposto alla Procura di Roma.
Staremo a vedere, ma una cosa è certa: nonostante gli
ultimi sforzi, in questa specie di «sacco bancario», pagheranno, alla fine, soltanto i piccoli risparmiatori. Come al solito. Speriamo solo che tutto ciò possa servire da lezione a qualcuno in alto, a cominciare dal Visco-bis.
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