"Vendere 50 miliardi di immobili pubblici"

L'allarme: se il governo conferma la tassa sugli interessi ci rimetteranno i cittadini

"Vendere 50 miliardi di immobili pubblici"

nostro inviato a Bali

L'apertura di credito alla manovra di bilancio, variamente criticata all'incontro annuale Fondo Monetario Internazionale riunito a Bali, arriva forse a sorpresa dalla principale banca italiana. Ancorchè all'interno dei paletti del contesto europeo. Negli incontri di questi giorni Intesa Sanpaolo ha rappresentato un punto di riferimento per avere notizie sul governo del Paese. E ieri il suo presidente, Gian Maria Gros-Pietro, ha fatto il punto con la stampa italiana: «Questa manovra nasce da un'ispirazione di politica economica per generare crescita e per questo non è negativa. Ci riusciremo? Vedremo, ma credo che parlare solo di cifre non porti a nulla. Di sicuro serve però una discussione europea».

Un'Europa che, ammette lo stesso Gros-Pietro «non è completata, così come non lo è l'euro. In questo la posizione del governo italiano è più che fondata. Senza che nessuno metta comunque in discussione né la Ue, né la moneta unica». Gli fa eco il capo economista di Intesa, Gregorio De Felice: «Questa manovra in deficit confligge con il contesto europeo e con la precedente linea del sentiero stretto di Padoan. Che però ha prodotto poca crescita. Questa si tradurrà invece in più sviluppo? La questione è tutta qui. Ma per dare un giudizio sulle stime fornite dal governo (-4% del rapporto debito-Pil in 3 anni, ndr) bisognerà vedere il punto di arrivo della legge di bilancio, dopo il consiglio di ministri di lunedì e comunque al termine dell'iter parlamentare».

A Intesa vogliono capire bene che succederà alle pensioni e in che tempi; e il funzionamento del reddito di cittadinanza, per quale platea e a che condizioni rispetto all'offerta di impiego. Per Gros-Pietro il gruppo è comunque a disposizione per fornire un contributo proprio sulla crescita: «L'intero sistema bancario nazionale è oggi risanato in termini di capitale e di sofferenze, e ho l'impressione che questo non sia ancora ben valutato. La sola Intesa mette a disposizione dell'economia 50 miliardi l'anno, pari a 150 miliardi in tre anni, su uno stock di crediti di 400. Le condizioni per colmare I veri spread con la Germania, che sono quelli della crescita e degli investimenti, ci sono e tocca al governo fare la sua parte».

Ma Intesa va anche oltre e fa una proposta concreta all'esecutivo del cambiamento: un abbassamento dello stock di debito pubblico nell'ordine dei 50 miliardi, attraverso la cessione di immobili dello Stato. «Un programma ufficiale in questo senso sarebbe un segnale forte della volontà di ridurre il debito». Ma di cosa si tratta? «Abbiamo le competenze per dire che ci sono almeno 50 miliardi di immobili degli enti territoriali che oggi costano più di quanto rendono e che avrebbero le potenzialità di andare sul mercato». Come? «Per esempio attraverso la creazione di fondi immobiliari, la cui sottoscrizione potrebbe essere proposta in parte ai risparmiatori italiani, magari con un meccanismo di esenzione fiscale». Modello Pir per intenderci.

Insomma, clima propositivo. Anche se su un punto non si poteva mancare un po' di sconforto: è il progetto governativo di riduzione della deducibilità degli interessi passivi bancari.

Quanto vi costerà? Il direttore finanziario Stefano Del Punta non quantifica, ma dice qual è il rischio: «Gli interessi passivi per una banca sono come la farina per il fornaio. Se aumenta, aumenterà anche il pane per I clienti. Con un problema in più per la crescita generale». Più chiaro di così.

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