Che la situazione in Venezuela sia prossima ad esplodere è ormai chiaro anche agli analisti più ottimisti. A convincere persino i più incalliti ci si è messo adesso pure il «golpe presunto» o, usando la solita retorica populista del presidente Nicolas Maduro, il tentativo di «colpo di Stato perpetrato da terroristi».
È successo infatti che l'altroieri sera un elicottero della polizia ha lanciato due (o quattro granate, le versioni divergono, unica certezza è che una non è esplosa) e sparato una decina di colpi di pistola contro la Corte Suprema ed il ministero dell'Interno, sorvolando il centro di Caracas senza che nessuno gli si opponesse. Nessuno è rimasto ferito.
A guidare il mezzo Oscar Perez, istruttore del Cicpc, la polizia scientifica venezuelana, accusato dallo stesso Maduro di lavorare per la Cia. Prima di compiere la clamorosa azione Perez aveva registrato un video diffuso poi sui social. A volto scoperto - circondato da poliziotti col passamontagna armati fino ai denti - l'uomo ha prima definito l'attuale governo «transitorio e criminale» e poi ha annunciato di volere compiere un'azione «per restituire il potere al popolo».
Il manifesto letto da Perez è firmato da una fantomatica «alleanza di funzionari militari, poliziotti e civili che non appartiene a nessun partito». «Siamo nazionalisti, patrioti ed istituzionalisti» ha concluso.
Fino al momento in cui andiamo in stampa né Perez né i suoi uomini sono stati rintracciati benché Maduro in un messaggio trasmesso alla televisione nazionale abbia annunciato di avere azionato «tutte le forze armate del paese per difendere la pace».
L'azione di Perez è apparsa da subito agli abitanti di Caracas clamorosa. In molti l'hanno seguita e filmata con i cellulari dalle finestre, scorgendo su uno dei lati dell'elicottero una bandiera con la scritta «Libertà 350», evidente allusione all'articolo della Costituzione venezuelana che autorizza rivolte contro autorità antidemocratiche.
Ma chi è Oscar Perez? Trentenne, ha il volto da attore a tal punto che nel 2015 ha recitato per davvero nel film «Muerte suspendida» - la storia di un sequestro finito bene - interpretando il suo ruolo nella vita di tutti i giorni. Ovvero quello di istruttore del Cicpc.
Perez è pilota, paracadutista, tiratore d'élite, sommozzatore, una macchina da guerra insomma all'interno del corpo speciale della polizia venezuelana.
In un'intervista rilasciata in tempi non sospetti aveva detto: «Quando esco di casa non so se vi farò ritorno perché la morte è parte dell'evoluzione» mentre le foto del suo profilo Instagram non fanno che confermare questo suo autoritratto da Rambo del Sudamerica. Lo stesso profilo dove a poche ore dall'operazione che lo ha reso famoso in tutto il mondo il poliziotto aveva pubblicato senza commentarla la foto di un'opera dell'artista statunitense Jon McNaugton raffigurante la gloria di Cristo, circondato da decine di soldati il cui titolo, tutto un programma, è «la pace sta arrivando».
In realtà la pace in Venezuela oggi è quanto di più remoto si possa immaginare. In un paese ormai al collasso, privo dei beni primari e addirittura dei farmaci salvavita, dall'aprile scorso le proteste quotidiane in strada hanno dato un'accelerata alla crisi. Migliaia di persone chiedono ogni giorno le dimissioni del presidente e del suo governo ma il prezzo che pagano è altissimo perché sinora sono 76 le vittime degli scontri di piazza.
Maduro però,
invece di ascoltare la sua gente che chiede solo cibo, sicurezza e democrazia, si trincera sempre di più nel modello repressivo cubano di cui la Costituente comunista che si voterà il prossimo 30 luglio sarà lo snodo finale.
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