I l presidente del Consiglio comunale di Verona, Ciro Maschio (Fdi), lo definisce un «clima da guerra fredda». Il Comune di Verona, già medaglia d'oro della Resistenza, ha votato a maggioranza l'8 gennaio scorso una delibera che intitola una strada a Giorgio Almirante. La stessa assemblea comunale ha poi votato, una settimana dopo, e questa volta non a maggioranza ma all'unanimità, la cittadinanza onoraria per Liliana Segre.
Le due cose, però, a molti risultano incompatibili. Come ai responsabili dell'associazione La città che sale che hanno scritto al prefetto della città, Donato Cafagna, affinché renda nulla la delibera sulla via dedicata al fondatore del Movimento sociale italiano. Il rappresentante territoriale del governo, infatti, ha il potere di revoca su questo tipo di delibera. Secondo i dirigenti dell'associazione, la proposta di intitolare una via ad Almirante, appare «in contrasto con le disposizioni del Regolamento comunale». La vita, le scelte, i valori e le azioni del segretario del Msi, secondo i responsabili dell'associazione, «non sono state in nessun caso, né durante il fascismo, né durante la Repubblica, testimonianza dello sviluppo materiale e civile, requisito esplicitamente previsto dalla normativa comunale» per intestare a qualcuno una strada della città.
Sul piano politico, i responsabili dell'associazione fanno notare che «l'assegnazione quasi contemporanea della cittadinanza onoraria a Liliana Segre e la proposta di intitolare la via ad Almirante» esporrebbe la città scaligera «al ridicolo, oltre che all'indignazione, configurando una sorta di grottesca e strumentale compensazione ideologica». Anche gli esponenti dell'opposizione hanno criticato la scelta. «La cittadinanza onoraria a una donna, vittima e testimone dell'Olocausto - si legge in una nota del gruppo Cinquestelle in Regione Veneto -, è inconciliabile con l'intitolazione di una via in memoria di un politico che non ha mai nascosto la sua provenienza fascista». «La giunta del sindaco Federico Sboarina ha superato ogni limite e meriterebbe il premio di comune più opportunista d'Italia», commenta Alessia Rotta, vicepresidente del gruppo Pd a Montecitorio». Di segno opposto la considerazione di Marcello Veneziani. «L'Italia riesce ancora a rielaborare il proprio passato e non riesce a distinguere il giudizio politico da un oggettivo riconoscimento delle qualità di un leader politico - spiega all'AdnKronos, il politologo e scrittore -. Almirante è stato per molti il più grande oratore della Repubblica italiana e meriterebbe un rilievo, come altri leader della sua epoca, da Berlinguer a Nenni».
Sul capo di Almirante resta pesante la sua firma in calce al Manifesto della Razza nel 1938. E poco gli valse aver nascosto ebrei durante l'occupazione nazista. «Le proteste sono l'ennesima dimostrazione dell'odio politico e della mancanza di onestà intellettuale per la storia politica dell'Italia del dopoguerra», replica Massimo Giorgetti (Fdi), vicepresidente del Consiglio regionale veneto. «Intitolare ad Almirante una strada e dare a me la cittadinanza onoraria? Due scelte incompatibili - taglia corto la stessa Segre - per storia, per etica e per logica.
Un conto è intitolare una strada a Moro o a Nenni. Un conto a chi fu tra i sostenitori del Manifesto della Razza per il quale noi ebrei non eravamo italiani. Il Comune decida. Credevo che quel tempo non ci fosse più in Italia, ora apprendo che purtroppo c'è ancora».
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