Il vertice non si fa più Israele e Polonia litigano sull'Olocausto

Varsavia offesa dalle accuse di Netanyahu: «Complici dei nazisti». E lui: è un equivoco

Il vertice non si fa più Israele e Polonia  litigano sull'Olocausto

F orse tutto sommato non è una sfortuna che sulla politica talvolta sventoli la bandiera della verità storica, e con essa la forza dei sentimenti. E però, dopo l'alzabandiera, tutti dovrebbero tornare al buon senso e al presente. Invece qui non ha funzionato, e così il vertice di Visegrad che avrebbe dovuto tenersi a Gerusalemme da giovedì (ovvero la convergenza nella capitale d'Israele dei primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, e Ungheria) è stato annullato in seguito allo scontro fra Israele e Polonia sulla Shoah. E sì che l'atteggiamemnto di questi quattro Paesi è molto importante per Israele a fronte della critica incessante dell'Unione Europea. Ma l'enorme coda di paglia della Polonia per il genocidio degli ebrei di cui è stata senza dubbio volenterosa testimone e anche complice, ha preso fuoco dopo svariati capitoli di un duro scontro sulla Shoah. I rappresentanti degli altri tre Paesi condurranno qui incontri bilaterali, ma certo essi non saranno così simbolicamente importanti come la determinazione a disegnare proprio in Israele il futuro di quattro Paesi Europei legati da un patto e in polemica con la UE.

Persino con la Germania del dopoguerra, quando Ben Gurion con Adenauer decise fra lacrime e sangue, si evitò lo scontro. La Germania aveva motivi vitali per non negare le sue colpe verso gli ebrei, ed era impegnata in un processo di elaborazione legato alla sua sopravvivenza stessa. Adesso invece, in mezzo alle migliori intenzioni politiche, è stata inevitabile la caduta delle tessere del domino polacco-israeliano l'una sull'altra: l'ultima botta l'ha data in un empito di iperattivismo il nuovissimo ministro degli esteri Yisrael Katz, nominato domenica. Intervistato appena eletto e in piena campagna elettorale, ha anche detto che i polacchi hanno succhiato l'antisemitismo col latte della mamma, e questo ha sopravanzato ma ha anche rafforzato, la presa di posizione corretta alla meglio da Bibi Netanyahu. Al summit di Varsavia aveva detto al Museo della Storia Ebraica che «i polacchi hanno collaborato con i nazisti, non c'è dubbio su questo». Poi ha corretto la sua posizione: certi polacchi, alcuni polacchi: «poles» non «the poles». Ma l'affermazione veniva dopo la lunga tensione a causa della legge polacca che condannava come offesa criminale, compresa la prigione, chi dice che i polacchi sono stati complici dello sterminio, e poi, dopo molti scontri con Israele, la procedura è diventata civile. Ma ai polacchi brucia troppo il passato, e questo mentre la politica dei quattro Paesi europei in questione ha una fondamentale importanza polemica nei confronti dello stile mogheriniano Ue, che mentre criminalizza spesso Israele sostiene l'accordo e il commercio con l'Iran. Non è affatto un caso se, seduto accanto a Mike Pompeo e al ministro degli esteri yemenita per la prima volta nella storia, Netanyahu proprio a Varsavia, durante un summit in cui l'Europa era rappresentata solo dall'Italia e dall'Inghilterra, ha condiviso il punto di vista sull'Iran con 60 stati, di cui molti arabi. Il ministro degli Esteri del Bahrain Khalid bin Ahmed al Khalifa ha detto che senza «il denaro tossico» che i palestinesi ricevono da Iran e altri committenti sospetti, il conflitto con Israele sarebbe da tempo risolto; il ministro degli Esteri degli Emirati al Nabyan ha dichiarato addirittura che Israele ha il diritto all'autodifesa; il presidente dell'Oman si è mostrato entusiasta di rivedere Netanayahu.

Tutto questo a Varsavia, che i palestinesi avevano chiesto agli arabi di disertare, mentre a Soci si riunivano coi russi gli iraniani e i turchi. Il mondo forma nuove isole e continenti di qua e di là, la Polonia e Israele sono dalla stessa parte. Eppure adesso la storia li trascina alla deriva.

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