Vertici precari nella Rai di Renzi: Cda e ad a rischio licenziamento

La tv di Stato rivista e corretta dal premier punta a ridurre il canone, far tremare le poltrone non più sicure di Cda e ad che saranno "licenziabili". E poi: sobrietà e niente eccessi

Vertici precari nella Rai di Renzi: Cda e ad a rischio licenziamento

Ad otto giorni dall'ultimo Consiglio dei ministri, prende forma la (nuova) Rai targata Matteo Renzi. Si potrebbe quasi racchiudere tutto in tre parole chiave: popolarità, precarietà e spending review.

Infatti, una della questioni che più interessa i telespettatori della tv di Stato, è il canone. Odiato, detestato ed evaso. La promessa del governo ed il cavallo di battaglia (o di Troia) del premier è ridurre la tassa.

"Il governo è delegato ad adottare entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge uno o più decreti legislativi per la disciplina del finanziamento pubblico alla Rai spa sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi: a) revisione della normativa vigente in materia di canone, tenendo conto della giurisprudenza delle corti superiori". Tra gli altri principi della delega figura "l'efficientamento del sistema del finanziamento pubblico della Rai spa in considerazione del livello di morosità riscontrata, dell'incremento delle disdette, dell'analisi costi-benefici nel perseguimento di politiche finalizzate a perequazione sociale ed effettività della riscossione".

C'è poi la precarietà. I consiglieri di amministrazione e l'amministratore delegato della nuova Rai saranno "licenziabili". Il loro incarico potrà essere revocato in qualsiasi momento. Insomma, nessuno dormirà più sonni tranquilli. I membri del Cda di viale Mazzini (ridotti da nove attuali a sette) potranno essere cacciati dall'Assemblea dei soci della tv di Stato (ministero dell'Economia e Siae) a patto che arrivi "valutazione favorevole" da parte dei deputati che compongono la Commissione di Vigilanza.
Stessa ghigliottina potrebbe toccare all'amministratore delegato che sarà in carica per tre anni e potrà essere cacciato dallo stesso Cda che lo ha eletto.

E poi, la spending review.

Quindi, scordatevi buone uscite faraoniche per coloro a cui verrà revocato il mandato: "Sarà riconosciuto un compenso; in caso di revoca al medesimo amministratore spetta un'indennità pari a tre dodicesimi del compenso annuo, recita l'articolo 12 del disegno di legge.

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