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Vittoria ambientalista in aeroporto. La terza pista di Heathrow non si fa

Accolto il ricorso contro l'ampliamento dello scalo voluto dal governo: «Non rispetta gli accordi di Parigi sulle emissioni»

Vittoria ambientalista in aeroporto. La terza pista di Heathrow non si fa

Londra Una corte di appello inglese ha bloccato ieri il progetto per la costruzione della terza pista di decollo e atterraggio dell'aeroporto londinese di Heathrow. I giudici hanno sentenziato che il governo, nel dare il via libera ai lavori nel 2018 quando Theresa May era ancora a Downing Street, non ha valutato l'impatto ambientale dell'impresa e come conciliarla con gli impegni internazionali che il Regno Unito ha sottoscritto per la lotta all'inquinamento e al cambiamento climatico.

La sentenza di ieri è a suo modo storica: per la prima volta al mondo un tribunale ha tenuto conto degli obblighi derivanti dall'accordo sul clima di Parigi, con cui i firmatari si impegnano a contenere il cambiamento climatico al di sotto dei 2 gradi. Il governo inglese, invece, avrebbe fatto male i compiti a casa non valutando come la terza pista si inserisca negli impegni internazionali sul clima. I giudici hanno quindi stoppato il progetto che deve ora essere rivisto. Secondo le stime effettuate nel 2018 la terza pista e le relative infrastrutture sarebbero costate circa 14 miliardi di sterline, con il completamento dei lavori previsto per il 2028. Ora è tutto da rifare.

La decisione rappresenta una importante vittoria per gli ambientalisti e gli attivisti contro il cambiamento climatico, ma anche per il sindaco di Londra Sadiq Khan che si è da sempre opposto al progetto ed era tra i ricorrenti. Per le associazioni imprenditoriali e la società che gestisce l'aeroporto, invece, si tratta di una bruciante sconfitta. Ma la sentenza dei giudici viene accolta con sollievo anche dal governo Johnson che sulla questione Heathrow rischiava di scivolare malamente: da sindaco di Londra l'attuale primo ministro si è sempre opposto al progetto, arrivando a promettere, in uno dei suoi classici slanci istrionici, che si sarebbe disteso a terra di fronte ai bulldozer per bloccare tutto. Da quando è salito al governo, invece, si è dovuto barcamenare tra una naturale tensione conservatrice a favorire il mondo del business e le promesse ambientaliste contenute nel manifesto elettorale. La decisione dei giudici pone quindi un alt a un progetto mai veramente amato da Johnson, senza costringerlo a prendere una decisione che avrebbe potuto essere molto costosa politicamente. Il ministro ai trasporti Grant Shapps ha fatto sapere che il governo non farà ricorso e fa pilatescamente un passo indietro: Questo governo è assolutamente a favore dell'espansione dell'aeroporto ma vogliamo essere sicuri che sia rispettosa dell'ambiente.

La società che gestisce l'aeroporto, invece, non demorde e ha annunciato che ricorrerà all'Alta Corte di Londra per ribaltare la decisione. Heathrow è l'aeroporto più affollato d'Europa, seguito da vicino da Parigi Charles de Gaulle. La costruzione della terza pista, sostengono i fautori del progetto, è vitale per poterne sostenere i piani di sviluppo poiché oggi il sito opera già a piena capacità. Una sua espansione, inoltre, sarebbe necessaria per promuovere il commercio inglese specialmente ora che il Paese è uscito dall'Ue e si appresta a rafforzare le sue credenziali di campione del commercio globale. Dovesse la terza pista essere definitivamente bloccata l'attenzione potrebbe spostarsi su Gatwick, il secondo aeroporto londinese, collocato a sud della metropoli. Non è integrato nella grande rete di trasporti della capitale ma è servito solo dalla rete ferroviaria London-Brighton.

Difficile pensare che le rinnovate ambizioni globali del Regno possano passare da lì.

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