Zaia, insulti choc su Facebook per la foto col calciatore nero

Il leghista replica agli attacchi per il selfie con l'interista Donkor: «Leoni da tastiera, il Veneto non è razzista»

Zaia, insulti choc su Facebook per la foto col calciatore nero

Se avesse indossato la maglia dell'Inter, forse, sarebbe andata diversamente. Se l'avesse indossata, la sua maglia, non sarebbe stato insultato. Perché se hai la pelle nera e la maglietta giusta è una cosa, se ne vesti una qualsiasi rischi di essere bersaglio facile dei soliti razzisti. Isaac Donkor, giocatore nerazzurro in prestito al Cesena, ne aveva una bianca qualsiasi nella foto in cui è stato immortalato con Luca Zaia. Così, appena quel selfie è stato postato sul profilo Facebook del presidente del Veneto, la pagina social è stata inondata di insulti.

Ce n'era per tutti. Anche per il governatore leghista che si sarebbe spinto troppo in là pubblicando quell'immagine un po' distante dagli ideali padani. Tanto è bastato a far sbizzarrire gli utenti. «Ma sto qua è appena arrivato con il barcone dall'Africa, altro che Inter», attacca uno. «Sembra sbarcato da un gommone», dice un altro. C'è chi inneggia ai campi di cotone e chi domanda se non ci fossero giovani calciatori italiani da mostrare. E ancora: «Pare un profugo, perde punti». Sono in tanti a non condividere: «Arriverà il giorno che pur di governare andrete ad elemosinare anche i loro voti», sostiene un tal Giovanni.

Zaia non incassa in silenzio. Replica, condanna le frasi xenofobe apparse sulla sua pagina, definisce «leoni da tastiera» quelli l'hanno sporcato di inutile odio. Ne fa una questione di maglia: «Forse le critiche dipendono dal fatto che nella foto con me non aveva la maglia dell'Inter? Se l'avesse avuta non avrebbero aperto bocca». Il governatore sceglie di replicare sul social network a chi lo accusa di volersi vendere per un pugno di voti: «Caro Giovanni, il Veneto che amministro ha 517mila immigrati regolari, gente perbene. Siamo la terza regione in Italia per numero di immigrati. Chi viene qui con un progetto di vita e sposa i nostri valori è il benvenuto. Per gli altri tolleranza zero. Spero di essere stato chiaro».

Nessun pentimento per aver postato quella foto, dunque. Anzi, in piena bufera, Zaia la posta di nuovo per dimostrare che «il Veneto non è razzista». «Se una persona si comporta bene, è onesta, rispetta le regole e i nostri valori, lavora, nessun distinguo è ammesso in base al colore della pelle. I distinguo si fanno fra le persone perbene e i delinquenti», scrive il governatore. Mentre i «leoni da tastiera» sono lì, pronti a sfogare le loro frustrazioni dietro ad un computer. Il presidente del Veneto li divide in tre categorie: «La prima è quella dei distratti che commentano a prescindere, vedendo un uomo di colore; la seconda è di quelli che fanno la morale al leghista puntando sulla dietrologia; la terza, più disgustosa, è quella dei razzisti». Il festival dell'incoerenza, Facebook, per Zaia. «Oggi è toccato ad Isaac - osserva il governatore - ieri a Bebe Vio e prima ancora a dj Fabo. La gente che scrive queste cose è la stessa che non sa usare l'italiano».

Non sa, quella gente, che Donkor è cittadino italiano da un pezzo. È nato in Ghana 23 anni fa ed è arrivato qui da noi nel 2003: «È un bravo giocatore - spiega Zaia - i suoi genitori lavorano, sono una famiglia normale e quando ci siamo fatti quella foto lui era l'unica persona di colore ma nessuno ci ha fatto caso.

La cosa triste è che quelli che dicono queste cose poi esultano per la loro squadra quando a segnare spesso, sono giocatori di colore». Quanto a lui, Isaac, preferisce non replicare. «Non ne vale la pena, ormai ci sono abituato e non ci faccio più caso».

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