Polo di ricerca alla Bovisa Nasce tra i gasometri la «Silicon valley» milanese

Immaginate un’intera zona della città in cui convivono università e industria, ricerca e impresa. Immaginate poi che quest’area si trovi in un punto nevralgico della metropoli, in grado di diventare in futuro un motore trainante dello sviluppo industriale ed economico. Chiamatela pure Cittadella della Ricerca, della Scienza o dei Saperi, il fatto è che Milano tra qualche anno potrà contare sulla sua Silicon Valley. Alla Bovisa per l’esattezza, a nord ovest della città, ex quartiere industriale oggi in espansione dove sorgerà il primo vero polo internazionale dedicato alla ricerca e all’innovazione sui temi dell’energia e della mobilità sostenibile. Arenato per più di dieci anni per mancanza di soldi (circa 80 milioni di euro per le bonifiche dell’area), il progetto di riqualificazione della Bovisa riparte da un’operazione immobiliare. Con un nuovo accordo di programma, il Comune ha puntato sulla collaborazione con i privati coinvolgendo il Politecnico, A2A, Le Ferrovie Nord, la Camera di Commercio e la società di promozione e sviluppo immobiliare EuroMilano che ha affidato l’elaborazione di un primo masterplan dell’area degli ex gasometri allo studio Oma dell’architetto olandese Rem Koolhaas.
Ma andiamo con ordine e partiamo dai numeri del progetto. Ottocentocinquanta mila i metri quadrati di superficie, di cui 650mila da progettare e 300mila da destinare a residenze universitarie e per ricercatori. Un campus, laboratori di ricerca. Oltre alle aree riservate al Politecnico, parte delle quali sono già state completate come i nuovi dipartimenti di meccanica, energetica e ingegneria gestionale, mentre la nuova biblioteca verrà consegnata nel 2010. E poi spazi per i giovani e le famiglie, la sede definitiva della Triennale-bis, un teatro e un polo per le aziende del settore terziario avanzato. «Si tratta di cucire un pezzo di città che non c’è più - spiega l’amministratore delegato di EuroMilano, Alessandro Pasquarelli - e di creare un polo scientifico tecnologico all’interno della metropoli in modo da dare la possibilità alle imprese italiane e internazionali di tornare ad investire e di insediarsi nella città». La vicinanza fisica tra università e industria faciliterà lo scambio e lo sviluppo di progetti e scoperte scientifiche, avendo reciprocamente a disposizione risorse, conoscenze e strutture. Operazione ad oggi non scontata proprio per la mancanza di servizi e di strutture adeguate. Per prima cosa, si dovranno potenziare le infrastrutture con trasporti pubblici di superficie e sotterranei, due nuovi accessi oltre l’entrata principale della stazione di Villapizzone, una rete di piste ciclabili e un sistema di rotonde per snellire il traffico.
«Il protocollo generale con il Comune e gli altri operatori è stato approvato - continua Pasquarelli -. Ci vorrà ancora un anno per l’accordo di programma e un altro anno per le bonifiche. Si comincerà a costruire nel 2011».
In sostanza, il nuovo polo scientifico e tecnologico si sta costruendo a pezzi. Ad oggi, ci sono i dipartimenti del Politecnico, il Mario Negri e col tempo si faranno anche gli altri. «E ci porteremo pure le imprese. L’idea è quella di far trasferire proprio qui parte delle loro attività. Fra Politecnico e l’istituto Negri ora ci sono più di 12mila studenti. Con la nuova cittadella, calcoliamo di arrivare a 30mila che per lo più saranno quasi tutti city users». Il riscontro con l’amministrazione comunale è stato positivo ed è da un anno che EuroMilano ci sta lavorando.

Il valore complessivo dell’opera si aggira sul miliardo di euro. «Ma è un intervento che ha un respiro decennale. La futura cittadella parte già da una presenza importante di hardware, ora si tratta di mettere la creatività e l’attrattiva».

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